E’ scesa in strada con le pantofole urlando il nome del fratellino minore che poco prima era stato accoltellato da un gruppo di sei coetanei protagonisti di una spedizione punitiva che, almeno stando alle prime ricostruzioni, aveva come obiettivo principale l’amico del 15enne raggiunto da un fendente all’altezza del polmone. Il giorno dopo la brutale aggressione avvenuta in via San Sebastiano (località “Rosario”) a Gragnano, comune in provincia di Napoli, a parlare è Rita, sorella maggiore del giovane finito all’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia.

“Lo hanno preso alle spalle perché sanno che lui pratica la boxe e avrebbe saputo difendersi” racconta la ragazza raggiunta telefonicamente dall’agenzia Ansa. “Lo hanno aggredito in sei e persino con un’arma, per una lite in cui lui non c’entrava niente, perché ci stanno raccontando che l’obiettivo era il suo migliore amico al quale sono arrivate anche minacce di morte nei confronti della fidanzata e del papà”. Sul branco protagonista dell’aggressione sono in corso le indagini, giunte già a un buon punto, da parte dei carabinieri della Compagnia di Castellammare di Stabia.

La vittima è figlio di un noto imprenditore nel settore delle scuole guida tra i comuni di Castellammare di Stabia e Gragnano. ”Mio fratello si è sentito solo, impotente, circondato. Sembra di raccontare una scena da film invece è questa la realtà di tutti i giorni -continua Rita – non è possibile che non si possa uscire di casa e dover temere di subire un’aggressione alle spalle da qualcuno con cui non hai nulla a che vedere”.

Rita, che frequenta un istituto musicale (suona il violino), ricostruisce gli attimi successivi all’aggressione subita dal fratello: “Ho nelle orecchie la voce di mio padre che urlava: hanno accoltellato tuo fratello, correte. Quando siamo giunti sul posto, con mia madre e mia nonna, non li abbiamo trovati. Io, allora, disperata, sono andata in giro in pantofole a urlare il nome di mio fratello nei luoghi che sapevo lui frequenta solitamente”. Qui arriva la denuncia della giovane: “Nessuno mi aiutava, la gente mi guardava incuriosita ma nessuno interveniva“. Il fratello è stato trovato a terra e sanguinante dal padre con vicino l’amico visibilmente spaventato.

“Mio fratello – spiega Rita – è un giovane leale e radioso, disponibile a difendere gli amici, con tanti buoni valori: ha rischiato la sua vita per un amico”. Poi affronta il problema, presente sia a Napoli che in provincia, dei numerosi giovani che escono di casa armati di un coltellino: “Bambini che escono di casa con armi e con la brutale consapevolezza di utilizzarle. Vogliono imitare i mafiosi ma devono capire non si scherza con queste cose, non si scherza con la vita di una persona. Non viviamo in un film“.

Redazione