Dopo giorni in cui la de-escalation sembrava essere più vicina, le ultime 24 ore hanno fatto segnare un forte ritorno dei timori di un conflitto tra Ucraina e Russia. Una crisi di nervi internazionale che ha il suo epicentro nel Dombass, la regione separatista nell’est dell’Ucraina dove dal 2014 è in corso una guerra civile tra le autorità di Kiev e i separatisti filo-russi finanziati e armati da Mosca.

Quest’ultimi denunciano che le autorità di Kiev hanno esploso colpi, tra mine e granate, contro i cittadini della regione; dall’altra parte il governo di Kiev tramite il ministero della Difesa risponde registrando 60 violazioni del cessate il fuoco da parte dei ribelli nella regione del Donbass nelle ultime 24 ore, 43 delle quali con armi vietate dagli accordi di Minsk. 

Nella regione separatista il leader del locale governo di Donetsk, Denish Pushilin, ha annunciato l’evacuazione dei civili in Russia, dove si stanno preparando strutture per accogliere per primi donne, bambini e anziani. Il segno della maggiore escalation di tensione è stato però lo scoppio di un’autobomba vicino al palazzo del governo di Donetsk, seguiti dal reciproco scambio di accuse tra secessionisti e ucraini. 

Sullo sfondo resta la contesa diplomatica, con paesi occidentali e Unione Europea che esprimono preoccupazione per una situazione che è tornata a destabilizzarsi e col timore che la Russia stia trovando il pretesto per mandare all’aria i canali diplomatici e sferrare l’attacco creando “false provocazioni”.

“Tutto ciò deve finire, chiediamo un cessate il fuoco di tali azioni militari e una rapida de-escalation in linea con gli accordi di cessate il fuoco”, ha detto il presidente francese, Emmanuel Macron, della presidenza di turno del Consiglio Ue, nella conferenza stampa al termine del Summit Ue-Unione africana a Bruxelles. “Nelle prossime ore vi sarà una stretta cooperazione tra gli alleati europei e gli Stati Uniti. E ovviamente, man mano che la situazione si evolve, forniremo le risposte appropriate”, ha aggiunto, invitando a “mantenere la calma” e anticipando la videoconferenza in programma in serata tra il presidente americano Joe Biden, che stamane ha parlato con Draghi, e alcuni leader dei paesi occidentali e dell’Unione europea.

Ma anche a Mosca l’allerta e la preoccupazione sono ai massimi livelli. Il presidente Putin crede che anche l’Occidente stia trovando un modo per introdurre le sanzioni alla Russia “in ogni caso”. “Sfortunatamente, in questo momento stiamo assistendo a un aggravamento della situazione nel Donbass”, ha detto il capo del Cremlino dopo aver parlato col presidente bielorusso Alexander Lukashenko. 

Quanto all’Ucraina, il Paese oggetto della ‘contesa internazionale’ non prevede di usare la forza contro il Donbass o la Crimea: “Ci muoveremo in modo politico e diplomatico, perché ci sono i nostri cittadini, e non li metteremo in pericolo”, ha affermato il ministro della Difesa di Kiev Alexei Reznikov.

Fondamentale a questo punto potrebbe essere l’incontro tra i due ‘giganti’ in lotta, Stati Uniti e Russia. Il segretario di stato Usa Antony Blinken ha accettato l’invito del suo collega russo Serghiei Lavrov di incontrarsi il 23 febbraio, “a meno che i russi non invadano l’Ucraina”, ha spiegato la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki.

Redazione

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