Il discorso di Giorgia Meloni, la questione dell’articolo «il presidente» o «la presidente», l’impostazione politica «di destra» e chi più ne ha più ne metta. Il discorso della Meloni viene analizzato parola dopo parola. Sono giorni in cui non si parla di altro. Lei, la Meloni, ha affrontato il tema delle donne come era ovvio che fosse, e lo ha fatto citando donne che ce l’hanno fatta, da Montalcini a Iotti, Corbella, Cristoforetti e tante altre. Ma ha dimenticato di ricordare quelle donne che non ce l’hanno fatta…a vivere. Che sono morte per mano di mariti, compagni, figli, uomini. E quelle donne che ogni giorno lottano per sopravvivere alla violenza di genere o alla violenza istituzionale.

Sono le donne che subiscono abusi e botte dagli uomini e sono quelle che dopo aver denunciato gli abusi si trovano a dover subire anche l’allontamanento dei figli disposto in virtù di non verificata sindrome di alienazione parentale nella quale cadrebbero i bambini. Assurdità del nostro Paese, la violenza istituzionale che legittima la separazione di madri e figli. Vera e propria emergenza sociale, la violenza di genere che ogni anno fa decine, decine e decine di vittime. Forse la Meloni avrebbe fatto bene a fare un passaggio anche su questo tema, in fondo ha parlato un po’ di tutto. E quella della violenza di genere è un’emergenza al pari dell’emergenza sicurezza.

Anche da Napoli, dunque, parte un appello alla premier affinché inserisca tra le priorità iniziative che possano essere utili ad affrontare sempre meglio questo odioso fenomeno. Sui social l’appello sta trovando le adesioni di intellettuali, docenti universitari, avocati, volontari impegnati anche sul fronte dell’assistenza alle vittime di violenza. Intanto guardiamolo più da vicino il fenomeno della violenza sulle donne. Osserviamolo attraverso la lente di ingrandimento delle statistiche. perché i numeri sono utili a dare una misura della realtà. Dal 1 gennaio al 25 agosto 2022, secondo i più recenti dati raccolti dall’Osservatorio sul fenomeno della violenza sulle donne del Consiglio regionale in Campania, si è registrato un femminicidio ogni 3,9 giorni.

Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di donne morte per mano di mariti, a seguire di un convivente o di un ex compagno, o ancora di un figlio. Nell’arco dell’anno, marzo è risultato il mese con il più alto numero di femminicidi: 12 casi. A seguire gennaio e giugno con 10 casi, luglio con 8, aprile con 7 e maggio con 6, febbraio con 4 casi e agosto con due. Puntando la lente sul Sud d’Italia, l’età media delle vittime è di 40 anni, e aumenta man mano che si risale lo Stivale: 54 anni nelle regioni del Centro e quasi 57 nelle regioni del Nord. Quanto alle città italiane, Napoli è la terza per numero di casi di violenza sulle donne che sfociano in omicidio: la prima è Roma e la seconda è Torino, ultima Cagliari. Per fermare questa violenza che è un’emergenza sociale del nostro tempo, secondo gli esperti è utile puntare su un’educazione volta a dire no alla discriminazione e ad ogni forma di violenza, un’educazione che deve partire dalle famiglie e dalla scuola, cioè dai primi nuclei sociali della vita di ogni uomo.

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).