La proposta sui diritti dell'embrione
La destra litiga su tutto ma non sull’aborto: la proposta di Gasparri

La proposta di legge presentata da Maurizio Gasparri al Senato è – lo ha detto lui – una sorta di atto inaugurale che propone a ogni legislatura insieme ad altre 16. Pensa che attaccare i diritti delle donne gli porti fortuna. E infatti, quasi a premiarlo di questo ardire, è stato eletto vice presidente del Senato. A differenza delle scorse legislature questa volta la destra-destra rischia di avere i numeri in Parlamento e di affossare per sempre la legge 194.
Ieri mattina ai microfoni di Rainews24 Federico Mollicone, l’esponente dei Fratelli d’Italia per il quale le coppie gay sono illegali, ha fatto capire chiaramente che c’è la disponibilità a sostenere Gasparri. Il quale ribatte alle polemiche dicendo ipocritamente che la sua proposta serve a favorire una piena applicazione della 194. È invece l’esatto contrario. Se venisse introdotto il diritto del concepito, a cui si riconoscerebbe lo statuto giuridico, verrebbe meno uno dei capisaldi della nostra civiltà giuridica. Della nostra civiltà. E la legge 194 decadrebbe. Non bastano più le rassicurazioni date da Giorgia Meloni alla vigilia del voto. La leader di Fratelli d’Italia aveva detto che non avrebbe né affossato né cambiato la legge sull’interruzione di gravidanza.
Ma, ogni giorno che passa, i fatti dicono l’opposto. Le difficoltà crescenti sulla politica internazionale, dove tra Meloni e Berlusconi c’è sempre di più una distanza abissale, sembrano invece sparire quando si tratta di attaccare i diritti e le libertà individuali. In questa chiave si può leggere anche l’elezione del presidente della Camera Lorenzo Fontana. Un segnale terribile rivolto alla comunità lgbtq+ e a tutti coloro che hanno a cuore la possibilità di scegliere in che modo far parte della società: sposati o non sposati, single o non single, oppure in coppia con chi ha lo stesso sesso…
Ma questa libertà dà fastidio, fa arricciare il naso a chi pensa che l’unica famiglia sia quella tradizionale e oltre a pensarlo ritiene doveroso imporre agli altri il proprio volere. C’è da aver paura. In una congiuntura economica da brividi, ci si aspetterebbe da chi ha vinto le elezioni unità e prontezza nel risolvere le questioni che riguardano la vita delle persone. Invece, incapaci di sciogliere le contraddizioni interne e di essere “pronti” come avevano sbandierato anche con annunci sugli autobus, trovano un collante e una possibilità di fare propaganda puntando sulla loro cultura politica. Su una identità fondata sul potere maschile e su una idea di famiglia fuori dalla storia. In queste settimane si è molto discusso su quella che potenzialmente dovrebbe essere la prima premier che conquista Palazzo Chigi.
Per un verso c’è chi sottolinea la rottura del tetto di cristallo che ha tenuto per secoli le donne fuori dai più alti posti di comando. Ma c’è la posizione che giustamente sottolinea che se il tetto si rompe, accade perché Meloni non rappresenta una minaccia per quel potere che lei incarna. Non è un’alternativa al tetto di cristallo ma una sua nuova protagonista. La scelta sui nomi dei ministeri è chiara. Il ministero delle Pari Opportunità viene abolito tra le proteste del Pd, entra invece quello per la Famiglia e la natalità. Si butta giù un muro, quello di Palazzo Chigi, se ne creano altri, più grandi, insostenibili per le donne italiane.
La legge 194 è frutto di un compromesso e già nella sua stesura conteneva tante aporie che nel tempo si sono confermate un boomerang, come la questione degli obiettori di coscienza. Il loro numero è diventato ormai insostenibile, impedendo di fatto una corretta applicazione della legge. Oggi però la 194 va difesa e migliorata, facendo ad esempio in modo che si possa accedere facilmente all’aborto farmacologico. Ipocritamente la destra dice che fa male alle donne, in realtà dà fastidio che sia un intervento meno invasivo, che non sottopone le donne al potere dei medici e all’umiliazione spesso loro inflitta negli ospedali. Dietro all’approvazione della normativa sull’interruzione di gravidanza c’era e c’è una questione enorme che riguarda la libertà di scelta delle donne e l’autodeterminazione sul proprio corpo. Come si può negare questo principio senza diventare uno Stato autoritario? Impossibile. O si riconosce la libertà di scelta o l’Italia rinuncia a essere uno Stato laico.
È una questione importante, enorme, che deve vedere le opposizioni schierate senza alcun tentennamento. Divise su molti punti, anche per colpa di una perpetua campagna elettorale, su questa vicenda dovrebbero avere la capacità di agire in maniera unitaria. Potrebbe essere un banco di prova per costruire quel tessuto comune e rilanciare un centrosinistra che ancora oggi non si vede prendere forma. Ma la vera sfida, ha ragione Emma Bonino, che intervistiamo sul Riformista è l’opposizione che si svilupperà nel Paese. Le femministe dei movimenti ci sono e hanno anche già un appuntamento: le manifestazioni contro la violenza sulle donne in occasione della giornata internazionale. Sì, perché se dovesse passare una legge che riconosce lo statuto giuridico dell’embrione – con la conseguenza di considerare le donne meri contenitori e, qualora abortissero, delle criminali – sarebbe una violenza inaccettabile.
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