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Bare sospese, violenza in strada e disservizi: Napoli città da eterni fantasmi
“Don’t rest in Peace”. A Napoli, città capitale palindroma tanto dei rovesciamenti simbolici quanto dei luoghi comuni, la pace non è garantita a nessuno. Non certo ai vivi, condannati alla catena perpetua di servizi pubblici inaccettabili e travolti dalla recrudescenza della violenza di strada post-covid. Da ultimo, il caso drammatico e inedito di una poliziotta violentata di notte nel porto, segno inequivocabile di una perdita di controllo di spazi e ordine pubblico che non riguarda solo le periferie ma tutto il perimetro metropolitano di Napoli.
Cosa che gli abitanti “normali” sanno benissimo, anche se la “Politica” non ne parla mai se non a cose fatte, per “mettere ‘e porte ‘e fierro dopp’ arrubbato”. Ma, dicevamo, la pace non è più privilegio nemmeno per i morti, come dimostra il secondo crollo in meno di un anno al cimitero di Poggioreale. Quelle bare sospese nel vuoto sembrano smentire Raffaele La Capria che parlava di una Napoli “che ferisce a morte o ti addormenta”, simboleggiando piuttosto per i napoletani (vivi o morti) una condizione da eterni fantasmi, chiave di lettura scelta non a caso da Roberto Andò per la messa in scena di “Ferito a morte” al Mercadante.
Come invertire la rotta è materia quasi più filosofica che amministrativa, e i piccoli annunci non basteranno. Certo, meglio la dichiarazione sobria del Sindaco Manfredi sull’entrata effettiva in esercizio di un nuovo treno della metro che l’annuncio vanaglorioso di “Napoli capitale mondiale dei trasporti” del suo predecessore. Ma è possibile accontentarsi di così poco? Fino a quando i napoletani sopporteranno, ad esempio, la mancanza di servizi di parcheggio pubblico allo stadio Maradona, la speculazione dei parcheggi privati della zona e la beffa dei carri attrezzi in movimento durante la partita, il tutto mentre il concessionario dello stadio è moroso per milioni nei confronti del comune, e le allo stadio è impedita la fruizione della partita ai diversamente abili e ai bambini segnalati dai servizi sociali?
Il Napoli continua a vincere, ma confidare solo nel pallone come “Tachipirina sociale” è un rischio troppo grosso. Il calcio è materia imperfetta, e le insidie sono ad ogni curva. Per Luciano Spalletti quella di domani sera all’Olimpico è una sfida difficile, nonostante lo stato di forma degli azzurri. La Roma di Mourinho è una brutta bestia, fisica e aggressiva, che già lo scorso anno è riuscita per due volte a imbrigliare il Napoli, anche stavolta favorito dal pronostico ma che dovrà superare una difesa coriacea e stare attento ai dettagli su palla ferma e ai contropiedi. Molto è sulle spalle di Osimhen, chiamato a segnare finalmente in uno scontro diretto, e Lobotka, metronomo insostituibile del centrocampo azzurro. Senza dimenticare che si gioca in 16, come ama ripetere Spalletti, che ha saputo forgiare uno spirito di gruppo che farebbe molto bene anche a chi prova a governare la città.
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