Ogni giorno il Covid avanza colpendo migliaia di cittadini. L’attuale fase appare ancora più insidiosa di quella dei mesi scorsi e ha colto di sorpresa l’opinione pubblica e il sistema istituzionale che pensavano che la pandemia fosse diventata più governabile. Invece diventa tutto più difficile la sanità fa fatica a rispondere all’emergenza. Si pagano decenni di politiche sbagliate che hanno premuto sul pedale della privatizzazione sottraendo risorse e personale medico e paramedico alla rete ospedaliera pubblica. La pandemia porta con sé crisi economica e sociale e, in questi giorni, ne abbiamo avuto contezza a Napoli come nel resto del Paese. Alle politiche del rigore, indispensabili per rallentare il contagio, si contrappongono i bisogni dei lavoratori e delle famiglie. Trovare un punto di equilibrio sarà difficilissimo, ma è indispensabile.

A Napoli viviamo tutto questo in un clima politico e sociale più complesso. Nella legittima contestazione manifestata da centinaia di cittadini si sono inseriti estremisti violenti e la criminalità organizzata. Occorre isolare camorristi e violenti, ma trovare il modo per discutere con il profondo disagio che qui emerge con maggiore virulenza. Per farlo è necessario che politica e istituzioni trovino l’indispensabile unità di manovra, che insieme lavorino ponendo in essere interventi di sostegno al reddito delle famiglie e dei lavoratori. È necessario discutere con spirito unitario con Roma. Il clima tra le istituzioni locali, purtroppo, è ben diverso. Le dichiarazioni del sindaco Luigi de Magistris si abbattono sulla Regione e sul Governo, senza assumere alcuna responsabilità, e lasciano la città nel più assoluto caos.

Anche in questo drammatico momento Napoli appare sola e isolata, nuovamente preda di un’emergenza che alcuni vogliono far diventare sistema, così come avvenne ai tempi del colera e poi del terremoto. Allora, però, pur nelle differenze, prevalse un forte spirito pubblico e i vari livelli istituzionali trovarono il modo di interagire unitariamente. La politica seppe essere uno strumento collettivo aggregante, senza abbandonare il terreno del conflitto e senza far venire meno le diverse identità. Le prese di posizione di questi giorni sono paradigmatiche di una politica che, invece, ha perso il proprio valore. Il sindaco de Magistris e il presidente della Regione Vincenzo De Luca sono continuamente in un conflitto cieco e sordo. Palazzo San Giacomo ha finora disatteso tutte le determinazioni assunte da Santa Lucia e l’opinione pubblica è disorientata e allarmata. Anche il governatore deve saper esprimere un altro modo di vivere i rapporti istituzionali e scegliere la strada della condivisione e dell’unità, pur mantenendo il suo rigore.

Condivido le sagge parole di chi invita a far prevalere l’interesse pubblico e la concordia istituzionale. Le differenze politiche non possono abbattersi ciecamente sui cittadini. Serve collaborazione. Ha ragione Ciriaco Viggiano: in altri momenti della nostra storia i vertici istituzionali seppero scegliere l’accordo su progetti utili alla rinascita culturale e produttiva di Napoli e della Campania. Io stesso, ormai tanti anni fa, fui fermo avversario del governatore Antonio Rastrelli, ma mai operai in modo fazioso: cercai sempre il confronto pur combattendo per l’affermazione delle mie idee e di quelle del partito che allora dirigevo. Così ha lavorato in tutta la sua esperienza istituzione Antonio Bassolino che ancora oggi invita al confronto e al rispetto delle istituzioni che mai possono essere considerate cosa propria. Sono preoccupato, ma penso che ognuno, impegnato nella politica e nelle istituzioni, debba lavorare per invertire questo trend: in gioco ci sono la dignità delle istituzioni e il bene collettivo.