Il centrodestra ha ufficialmente trovato la quadra sul nome da proporre il 24 gennaio per il Quirinale. Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi hanno infatti proposto il leader di Forza Italia per il ruolo di capo dello Stato.

Una decisione arrivata al termine dell’incontro tenuto oggi a Villa Grande, residenza romana del Cavaliere, a cui hanno partecipato anche Ignazio La Russa per Fratelli d’Italia, il coordinatore di Fi Antonio Tajani, Gianni Letta, Luigi Brugnaro di Coraggio Italia, Lorenzo Cesa dell’Udc e Maurizio Lupi di Noi con l’Italia.

L’accordo viene formalizzato in una nota congiunta dei tre leader della coalizione, che hanno “convenuto che Silvio Berlusconi sia la figura adatta a ricoprire in questo frangente difficile l’Alta Carica” di presidente della Repubblica “con l’autorevolezza e l’esperienza che il Paese merita e che gli italiani si attendono“.

Per questo si chiede all’ex presidente del Consiglio e leader di Forza Italia di “sciogliere in senso favorevole la riserva fin qui mantenuta” sulla corsa per il Quirinale, mentre le forze politiche del centrodestra promettono di lavorare “per trovare le più ampie convergenze in Parlamento” sul nome del Cavaliere chiedendo poi ai presidenti di Camera e Senato di “assumere tutte le iniziative atte a garantire per tutti i 1009 grandi elettori l’esercizio del diritto costituzionale al voto“.

Un patto che va oltre anche il Quirinale, per un “percorso comune e coerente, che va dalla scelta del nuovo Capo dello Stato alle prossime elezioni politiche, valorizzando anche le occasioni di convergenza parlamentare sui contenuti che da sempre sono patrimonio comune della coalizione“.

Nella nota congiunta si fa inoltre rifermento al “reciproco rispetto per le diverse scelte in ordine al governo Draghi”, un riferimento neanche tanto velato alle parole di Berlusconi che nei giorni scorsi aveva fatto trapelare sui giornali che in caso di elezioni di Draghi al Colle non sarebbe stato più disposto a sostenere alcun governo in questa legislatura. Posizione contraria a quella espressa da Matteo Salvini, che era arrivato a sostenere invece l’ambizione di un governo con tutti i leader di partito all’interno.

Una prima vittoria per Berlusconi che dunque ottiene dai suoi alleati una “prova di lealtà” sul suo nome. Ora questa stessa lealtà ovviamente dovrà reggere in Parlamento, dove al Cavaliere mancano almeno 50-60 voti in più rispetto a quelli della coalizione, ammesso ovviamente che non vi siano ‘franchi tiratori’ nelle fila del centrodestra.

Operazione Berlusconi al Quirinale, la cosiddetta “operazione scoiattolo“, che in realtà è già iniziata da settimane. Un reclutamento telefonico partito con la collaborazione di Vittorio Sgarbi, ‘centralinista’ berlusconiano incaricato di telefonare ai parlamentari di tutti i partiti, in particolari a quelli che figurano nel Gruppo Misto, con l’obiettivo di convincerli a votare il Cavaliere come prossimo capo dello Stato.

Ma la convergenza ‘ufficiale’ sul nome di Berlusconi è accolta con “delusione” e “preoccupazione” dal Partito Democratico. Fonti del Nazareno spiegano che la prima reazione a caldo è appunto di “delusione e preoccupazione per le conseguenze” che la scelta del centrodestra potrà avere.

A ribadirlo poi è anche il segretario Dem Enrico Letta: “Ripeto quello che ho sempre detto. Il candidato deve essere unitario e non divisivo. Non deve essere un capo politico ma una figura istituzionale”.

Ma l’impossibilità di convergenza sul nome di Berlusconi viene confermata anche dai pentastellati. Il vicepresidente del Movimento 5 Stelle Mario Turco ha infatti confermato che “le convergenze sulla figura” del Cavaliere “non sono possibili. Da Turco invece è arrivato l’appello a tutte le forze politiche a trovare “una figura che possa rappresentare gli italiani e il Paese. L’unica bandiera che il M5S può condividere è quella dell’Italia, non una bandiera di partito”.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia