Lui stesso l’avrebbe definita “operazione scoiattolo”, ovvero la ‘caccia’ uno ad uno dei potenziali grandi elettori che dal 24 gennaio in Parlamento potrebbero consentirgli di coronare il sogno di essere eletto nuovo presidente della Repubblica.

Per farlo Silvio Berlusconi ha bisogno di superare la fatidica soglia di quota 505, la maggioranza assoluta degli aventi diritto che bastano per essere eletti al Colle dalla quarta votazione in poi.

Per questo il Cavaliere già domani, martedì 11 gennaio, sarà a Roma per incontrare personalmente alcuni grandi elettori da convincere. La partita è infatti apertissima: Berlusconi non vuole rinunciare al sogno del Quirinale e per farlo sta spendendo anche i suoi contatti internazionali, come dimostra l’intervista rilasciata a Il Giornale dal segretario del Ppe, lo spagnolo Antonio Lopez.

Una presidenza di Berlusconi con un capo del governo come Draghi sarebbe imbattibile e promuoverebbe l’Italia ancora più della già alta posizione di cui gode”, è stato l’endorsement di Lopez a una coppia Berlusconi-Draghi a guidare l’Italia almeno nel biennio 2022/23, quando finirà l’attuale legislatura.

I CONTI DI BERLUSCONI E LA SPONDA DAI GRILLINI – Berlusconi che ormai da settimane è diventato una ‘calcolatrice umana’, con l’ossessione dei numeri e della conta dei grandi elettori che dal 24 gennaio si riuniranno in Parlamento.

I numeri, al netto di ‘tradimenti’ nel segreto dell’urna e di franchi tiratori, dicono che Berlusconi può contare su circa 452 preferenze, ovvero l’intero blocco di centrodestra (al netto di assenza per Covid).

Il resto? Il Cavaliere dovrà cercarli altrove. Scontato il ‘no’ di Partito Democratico e Leu, Berlusconi punta a conquistare i voti in particolare del gruppo Misto, dei centristi e nel Movimento 5 Stelle.

Proprio all’interno del mondo pentastellato la situazione pare ormai totalmente fuori controllo. Vito Crimi, ex reggente del Movimento, si sarebbe sfogato così in chat con i senatori del gruppo: “Davvero pensate che la partita si possa decidere in Assemblea? Serve una delega all’ex premier Conte se vogliamo pesare. Le Quirinarie? Inutili”. Il rimando è alle consultazioni organizzate sul Blog di Beppe Grillo nel 2013 e 2015 per la scelta del nome da candidare al Colle. “Quando abbiamo fatto votare gli iscritti lo abbiamo fatto da opposizione, quando sapevamo che non sarebbe servito a nulla, ne eravamo consapevoli che il nostro voto non contava un ca… ma serviva a fare rumore, e lo abbiamo fatto”, dice ancora Crimi, sconfessando anni di battaglie grilline.

Insomma, per l’ex reggente “per contare ed evitarci Silvio Berlusconi al Colle serve una persona, il capo coadiuvato dai due capigruppo, deve avere la delega totale, deve avere la possibilità di presentarsi con un tot di voti necessari alla elezione e poter quindi essere il player principale”. Peccato che Conte, ed è ormai evidente, non gode affatto della fiducia dei gruppi parlamentari e trovare l’accordo interno appare ad oggi una chimera. Non a caso da giorni i parlamentari grillini ‘in libera uscita’ hanno evocato contemporaneamente tre ipotesi: il Mattarella bis, ‘una donna’ o lo stesso premier Draghi.

È in questo marasma di posizioni che Berlusconi punta a ottenere i voti decisivi per salire al Colle. Berlusconi infatti si dice certo di “avere cento voti” tra il gruppo misto e i 5 Stelle.

LA DELUSIONE CENTRISTA – Se i grillini potrebbero essere un fronte di conquista, dagli ambienti berlusconiani filtra invece delusione per la ‘campagna acquisti’ tra i centristi.

Se Lorenzo Cesa con l’UDC ha manifestato sostegno alla candidatura di Berlusconi, lo stesso non si può dire per Giovanni Toti e Luigi Brugnaro. I due leader di Coraggio Italia da tempo stanno cercando un accordo col resto della maggioranza Draghi, in particolare con Italia Viva di Renzi, con l’obiettivo di un patto federativo centrista che porti al Quirinale l’attuale presidente del Consiglio.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia