Il festival di Venezia
“Blonde”, viaggio alla ricerca della vera Norma Jeane

L’edizione numero 79 della Mostra del Cinema di Venezia rievoca la Hollywood degli Studios, dei divi irraggiungibili e le loro vite apparentemente da sogno con Blonde di Andrew Dominik, film biografico sull’esistenza tormentata di Marilyn Monroe. Dall’infanzia fino alla morte per quel che la maggioranza dell’opinione pubblica crede sia suicidio, Blonde, in concorso e su Netflix dal 28 settembre, si basa sull’omonimo romanzo di Joyce Carol Oates e in America uscirà con un divieto ai minori di 17 anni. Scene forti dunque di un percorso, quello dentro la vita di una diva indiscussa e amatissima da donne e uomini, che si concentra sulla Norma Jeane Baker che si celava dietro l’impeccabile Marilyn.
A rappresentarla sul grande schermo, l’attrice cubana Ana De Armas, ex Bond girl, co-protagonista di Blade Runner 2049 accanto a Ryan Gosling ed ora, con questa interpretazione, in collegamento diretto con una possibile Coppa Volpi e, come Venezia spesso rende possibile, una nomination agli Oscar. «Dovevo comprendere, empatizzare e connettermi con il suo dolore e il suo trauma – confessa in conferenza De Armas. Sapevo che dovevo aprirmi e andare in posti che sapevo sarebbero stati scomodi, oscuri e vulnerabili. È lì che ho trovato il legame con Marilyn». Ma qual era il personaggio da rappresentare sullo schermo, Marilyn o Norma Jeane? Risponde emozionata l’attrice di Cena con Delitto: «Credo che la maggior parte del film si concentri sulla figura di Norma Jeane, penso che sia la sua storia. E poi ovviamente Marilyn ha il sopravvento un paio di volte, è presente perché sono la stessa persona. Ma trovare un equilibrio tra i due personaggi, non so, credo che entrambi avessero bisogno l’uno dell’altra e si alimentassero a vicenda. È stato tutto difficile».
Dura due ore e 46 minuti Blonde ed Andrew Dominik relega allo schermo nello schermo il glamour e la presunta gioia scintillante di Hollywood per dare spazio ad una donna, dalla grande forza e grande fragilità che, pur adorando profondamente ciò che faceva, è stata poco amata, usata e abbandonata. Prima di tutti dalla madre che l’ha sempre vista come un ostacolo. Blonde ci mostra una Norma Jeane vittima di violenze, abusi e un mondo del cinema che fa impallidire quello combattuto a spada tratta oggi: «Il MeToo l’avrebbe aiutata, ma non c’era», ricorda Andrew Dominik che decide di prendere posizione anche sulla teoria del suicidio: «Un’overdose è una forma di suicidio, io non credo all’omicidio. Essere un oggetto del desiderio può rivelarsi pericoloso, tanti ne sono stati distrutti. Perché la tua fama sta nella fantasia, nell’inconscio delle persone». Prima di vedere l’attesissimo Blonde, l’ultima parola ad Ana De Armas: «Ho partecipato a questo film come fosse un dono a me stessa, non per far cambiare le idee degli altri su di me. Qualunque cosa succeda, questo film ha cambiato la mia vita. E poi sarà quel che sarà».
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