Non accenna a placarsi la polemica ‘a distanza’ tra l’Anm, l’Associazione nazionale magistrati, e Luca Palamara, il pm di Roma ed ex presidente dell’Anm espulso ieri dopo la riunione del comitato direttivo centrale che ha deciso di negare la possibilità di intervenire in quella sede al magistrato perché non previsto dallo statuto.

In una nota infatti l’Anm ricorda a Palmara che “un giudice dovrebbe essere in grado di leggere lo Statuto di una associazione. Ancora di più quando ne è stato Presidente. Il dottor Palamara non è stato sentito dal CDC semplicemente perché lo Statuto non lo prevede. Non vi sono altre ragioni. Quando dice che non ha avuto spazio per difendersi Palamara mente: è stato sentito dai probiviri e in tutta la procedura disciplinare non hai mai preso una posizione in merito agli incontri con consiglieri del Csm, parlamentari e imputati. E, come lui, gli altri incolpati”.

Per il ‘sindacato’ dei giudici infatti “le regole si rispettano, anche quando non fanno comodo. Cerca ora di ingannare l’opinione pubblica con una mistificazione dei fatti: la contestazione riguardava gli incontri notturni all’hotel Champagne e l’interferenza illecita nell’attività consiliare fatti purtroppo veri, e per questo sanzionati”.

L’INTERVISTA DI PALAMARA – “Tanto paga per tutto Palamara”. Così in un’intervista a Repubblica Luca Palamara, ex pm di Roma, cacciato dall’Anm, di cui è stato presidente, sotto inchiesta a Perugia per corruzione. “Perchè Palamara non si è svegliato una mattina e ha inventato il sistema delle correnti. Ma ha agito e ha operato facendo accordi per trovare un equilibrio e gestire il potere interno alla magistratura”, ha detto, “la Costituzione ha voluto che la magistratura fosse autonoma e indipendente. Per esercitare questo potere i magistrati hanno scelto di organizzarsi in correnti che nascono con gli ideali più nobili, ma che storicamente hanno poi subito un processo degenerativo…”. E ha precisato: “Io mi assumo le mie responsabilità. Ma non posso assumermi quelle di tutti”. Nella sua memoria ha scritto: “Non ho agito da solo”. Chi erano gli altri? “Questo ormai non lo dico solo io, ma anche molti autorevoli commentatori come la presidente del Senato Elisabetta Casellati e magistrati di sinistra come Livio Pepino. Riferiscono che il clientelismo all’interno della magistratura non è certo un problema che ho inventato io. Limitarlo solo a me o a un gruppo associativo significa ignorare la realtà dei fatti, o peggio ancora mentire”. Inoltre “io sono andato lì per parlare di fronte a chi mi stava giudicando. È un diritto insopprimibile per chiunque. Era mio dovere farlo sia perché sono stato presidente dell’Anm, sia perché, da quando sono sotto accusa, non avevo avuto la possibilità di spiegare ai magistrati che cos’era realmente accaduto”.

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