Esteri
Caos Tripoli, guerra urbana contro il premier Dbeibah: Erdogan si arrende, Haftar pronto ad approfittarne

Dalla fine del regime di Muammar Gheddafi la Libia non ha più trovato un equilibro e nelle ultime settimane la situazione è addirittura peggiorata. L’imboscata che il governo di Tripoli ha teso al capo milizia al Kikli, reo di essere diventato scomodo come alleato, ha scatenato una guerra urbana nella capitale libica con i miliziani filo-governativi che hanno cercato di disarmare gli uomini di al Kikli ed il gruppo Rada, che controlla l’aeroporto internazionale di Mitiga e vanta un vero esercito personale.
Il governo di Abdel Hamid Dbeibah ha dichiarato che voleva riportare sotto il proprio controllo tutti i quartieri tripolini, ma ci sono ancora grandi sacche della città in mano a gruppi antagonisti. Il premier libico vorrebbe sciogliere tutte le polizie e le milizie che non sono organiche delle forze di sicurezza statali, ma la sua esistenza si basa sull’alleanza con alcuni di questi gruppi e la sua mossa appare un rischioso azzardo. Dbeibah ha incontrato diversi ambasciatori europei, insieme al suo ministro degli Interni, rassicurandoli che la situazione è sotto controllo, ma la realtà è ben diversa.
Le Brigate fedeli al suo governo hanno blindato i quartieri governativi non permettendo l’accesso, ma sono state respinte nelle aree periferiche ad est e a sud dove Rada e i superstiti di al Kikli restano asserragliati ad Abu Salim e sulla strada che porta al Fezzan. La popolazione ha protestato chiedendo le dimissioni del governo ed i manifestanti sono stati dispersi con la forza dai fedelissimi di Dbeibah. L’ultima mossa del Primo Ministro di Tripoli è stata quella di apparire in televisione cercando un accordo con il gruppo Rada, troppo potente per essere sconfitto dai suoi uomini, ma sembra sempre più solo ed anche il suo mentore turco guarda già oltre il suo governo.
Intanto da Bengasi, nella Cirenaica che da anni si amministra da sola, il Maresciallo Khalifa Haftar ha mosso il suo esercito personale marciando verso la città di Sirte, snodo fondamentale per raggiungere Tripoli. In quella che fu la patria della famiglia Gheddafi, il potente signore della guerra libico sembra aver trovato un accordo con le milizie locali che avrebbero deciso di non sostenere più l’esecutivo di Tripoli. Con circa 2000 uomini, rafforzati dalle forze di Sirte e da un migliaio di uomini armati venuti da Tripoli, Haftar potrebbe decidere di puntare sulla capitale libica che molto difficilmente potrebbe difendersi.
Sulla strada restano i clan di Misurata, acerrimi nemici del Maresciallo, che hanno richiamato alle armi tutte le loro forze per bloccare la sua avanzata, ma senza un supporto internazionale difficilmente potranno bloccare l’Esercito Nazionale Libico di Khalifa Haftar. Ankara sembra intanto aver definitivamente abbandonato Tripoli, mentre la Russia e l’Egitto restano al fianco del Maresciallo. La Tunisia sta provando una mediazione internazionale con l’appoggio delle Nazioni Unite, ma questa volta se gli Stati Uniti non interverranno personalmente niente impedirà a Khalifa Haftar di conquistare Tripoli e riunire la Libia con la forza.
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