Italia interessata per il Piano Mattei
La stabilità libica è nelle mani di Haftar, ricucire Est e Ovest spetta a Trump e Putin
La Russia non può mollare la Cirenaica e lo ha confermato la visita di Khaled Haftar a Mosca. Ora Bengasi potrebbe puntare a blindare l’asse ma anche a ristabilire i rapporti con Washington

Khalifa Haftar non si ferma. E non lo fa nemmeno la Russia. Il maresciallo che controlla l’est della Libia continua a rimanere saldamente al potere, nonostante Mosca, da sempre sua sostenitrice, impegni da anni tutte le sue energie in Ucraina e abbia perso in questi mesi anche il suo migliore alleato nel Medio Oriente, la Siria di Bashar al Assad. Ma forse anche per questo, e soprattutto per escludere una fuoriuscita anche dall’ultima “ancora” nel Mediterraneo, il Cremlino ha deciso comunque di non perdere di vista né Tripoli né Bengasi.
E se nell’ovest punta a un rafforzamento dei rapporti con il governo riconosciuto dalla comunità internazionale, a est il presidente russo Vladimir Putin vuole evitare sorprese. La tattica si è confermata anche nelle ultime ore, con due viaggi. Uno, quello di una delegazione russa a Tripoli. L’altro, con il viaggio del figlio di Khalifa Haftar, Khaled, direttamente a Mosca. Una visita ufficiale in cui il capo di stato maggiore delle forze di Bengasi ha incontrato il viceministro della Difesa russo, Yunus-Bek Yevkurov, per discutere “dell’apertura di orizzonti più ampi per la cooperazione in vari settori, in particolare in ambito militare e di sicurezza”. La notizia è stata pubblicizzata principalmente dai canali legati ad Haftar. Ma il segnale di questa visita alla corte dello “zar” conferma che i rapporti tra Cirenaica e Russia non si sono affatto allentati in questi ultimi mesi.
E questo nonostante Haftar guardi anche con un certo interesse alle mosse della nuova amministrazione americana. Donald Trump, nei suoi primi cento giorni, non ha sicuramente messo al centro della sua politica estera la Libia. Ma il tycoon, in questo momento, ha almeno due buoni motivi per non escludere del tutto una svolta anche sul fronte nordafricano. Da una parte c’è l’Italia, con l’unico governo amico dell’amministrazione repubblicana, che ha bisogno che Washington sostenga il proprio piano per la Libia. E questo implica anche un supporto verso la strategia del Piano Mattei per l’Africa. Dall’altra parte, Trump non ha certo nascosto di cercare rapporti sempre più proficui con Putin. E in un momento di costante dialogo tra Casa Bianca e Cremlino, pur con tutte le difficoltà manifestate sul fronte ucraino, il presidente degli Stati Uniti potrebbe anche utilizzare la Libia come leva negoziale.
Le ultime visite di navi militari e alte delegazioni Usa sia a Tripoli che Bengasi hanno chiarito che al Dipartimento di Stato e al Pentagono la Libia non è stata dimenticata. E qualora Putin dovesse dire definitivamente addio alla base siriana di Tartus, non è da escludere che possa mettere nel mirino proprio i porti della Cirenaica come sostituti di quello del Levante. Negli ultimi giorni, la Cnn ha anche avanzato un’altra ipotesi sul riavvicinamento Usa al dossier libico, cioè il nodo dei migranti irregolari. Secondo i media statunitensi, infatti, l’amministrazione Trump avrebbe individuato proprio in Libia un possibile territorio per spedire migranti con precedenti penali ma anche richiedenti asilo fermati al confine. E non è da escludere che la parte orientale del Paese sia tra quelle prese in considerazione da Trump e dai suoi funzionari. La Cnn ha contattato un uomo di Saddam Haftar, altro figlio di Khalifa, che questa settimana si trovava a Washington per colloqui con alcuni funzionari dal Dipartimento di Stato.
Entrambe le parti hanno escluso che in quei colloqui si sia parlato di migranti e di possibili deportazioni nel Paese nordafricano. Tuttavia, la tempistica è certamente sospetta. Un segnale che non può essere sottovalutato. Anche perché ora Haftar ha dalla sua Mosca, ma potrebbe anche attirare nuovamente le simpatie di Washington. E non va dimenticato che il maresciallo libico è anche una vecchia conoscenza dei servizi segreti degli Stati Uniti, di cui del resto è anche cittadino. La stabilità libica e la sua riunificazione passano inevitabilmente anche per i rapporti tra Putin e Trump. La Russia non può mollare la Cirenaica, e lo ha confermato la visita di Khaled Haftar a Mosca dopo che in questi ultimi mesi sono continuate ad arrivare notizie sull’aumento di mezzi e uomini russi in tutto l’est della Libia. E ora Bengasi potrebbe puntare non solo a blindare l’asse con Mosca, ma anche a ristabilire i rapporti con Washington.
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