La brutale aggressione in passato e il dramma. Due denunce e 30 giorni di prognosi
Capelli strappati, calci e pugni: l’incubo di Loredana, l’infermiera del Cardarelli: “Ho già perso un bambino”
Capelli strappati, calci, pugni e un tentativo addirittura di cavarle gli occhi. Loredana, l’infermiera del pronto soccorso del Cardarelli picchiata brutalmente venerdì notte (4 dicembre) da, secondo le testimonianze dei presenti, quattro uomini perché ha semplicemente chiesto ai familiari di una paziente (una 19ennecon crisi di panico) di aspettare la fine della registrazione al triage, è stata già aggredita in passato fino ad arrivare a perdere il bambino che portava in grembo.
Una storia agghiacciante la sua. Oggi 55enne, l’infermiera, che da decenni lavora nel più grande ospedale del Mezzogiorno, ha raccontato l’incubo vissuto. “Ero giovane, saranno passati una ventina di anni quando ho subito una violenta aggressione mentre ero in servizio” spiega Loredana. Un pestaggio violento culminato nelle settimane successive con la perdita del bambino al quinto mese di gravidanza.
Protagonista una “signora arrivata in ospedale per un mal di denti. Aveva una semplice odontalgia, venne visitata dal chirurgo di turno che le consigliò poi una visita ambulatoriale. La donna però non volle sentire ragioni e mi aggredì mentre ero di spalle. Purtroppo facendo una ecografia ci rendemmo conto che c’era un distacco della placenta e dovetti interrompere la gravidanza”.
Venti anni dopo l’ultima brutale violenza. “Siamo uno dei pochi ospedali poli-specialistico e quindi abbiamo un’utenza maggiore da noi” sottolinea Loredana abituata, purtroppo, a lavorare in trincea: “Tutti i giorni viviamo questo terrore, non sappiamo mai dall’altro lato chi c’è. Ci sono persone che ci minacciano, altre che ci insultano, altre ancora che ci picchiano direttamente”.
I carabinieri della Compagnia Napoli Vomero hanno identificato e denunciato marito e moglie di 43 e 47anni – entrambi già noti alle ffoo, per l’aggressione posta in essere sabato scorso ai danni di un’infermiera dell’ospedale Cardarelli di Napoli.
DENUNCIATI MARITO E MOGLIE – I due si erano presentati presso il pronto soccorso dell’ospedale, accompagnando la figlia 19enne che accusava dolori al petto. Lamentando la lunga attesa, marito e moglie hanno colpito l’infermiera causandole contusioni ritenute guaribili in 10 giorni. I carabinieri sono risaliti all’identità della coppia grazie alla denuncia presentata dalla vittima, alle testimonianze dei presenti e alla visione delle immagini di videosorveglianza. Il comando provinciale carabinieri di Napoli esprime massima vicinanza al personale sanitario, impegnato quotidianamente in prima linea. Proseguono intanto le indagini per risalire agli altri responsabili dell’aggressione
IL REFERTO COMPLETO – L’infermiera ha riportato contusioni multiple e lesioni al cuoio capelluto per la violenza con cui le hanno strappato i capelli oltre a danni psicologici. Ha avuto, inizialmente dieci giorni di prognosi, aumentati a 30 dopo aver riscontrato la frattura di due costole e una contusione polmonare.
LA CONDANNA – Un grido dall’allarme che va avanti da anni e che, ancora oggi, vede la categoria del personale sanitario poco protetta. “Il Cardarelli come un Far West. L’incolumità fisica degli infermieri è più che mai ogni giorno a rischio” tuona il presidente di Nursing Up, sindacato degli infermieri, Antonio De Palma, in merito all’ultima aggressione. “In 4 l’hanno fatta inginocchiare, l’hanno colpita con calci e pugni, le hanno strappato i capelli, le volevano cavare gli occhi – afferma – Le amministrazioni chiedano all’esercito di presidiare i pronto soccorsi che in questo momento vivono un pericoloso caos che appare come un buio tunnel senza uscita”.
“Le hanno strappato i capelli, hanno tentato addirittura di cavarle gli occhi – sottolinea – L’hanno presa a calci e a pugni facendola inginocchiare quasi come si stesse consumando una esecuzione in piena regola. In quattro si sono accaniti contro una donna, contro una infermiera di 55 anni, contro una collega, una di noi”.
“Quanto è accaduto, come se fosse un ‘Far west’, nel Cardarelli di Napoli, rappresenta uno dei peggiori episodi di violenza che si sono consumati negli ultimi anni a danno del personale sanitario – prosegue – Come sindacato siamo indignati e non solo chiediamo l’apertura di una indagine interna in una struttura sempre più organizzativamente sull’orlo del baratro, ma pretendiamo la presenza dell’esercito all’ingresso del pronto soccorso, di questo e anche di altri ospedali italiani dove le situazioni sono così esasperate”.
“Ancora una volta, lo urliamo con tutto il fiato che abbiamo in gola – evidenzia – la legge che ha soltanto puntato a inasprire le pene contro chi commette violenze ai danni degli operatori sanitari si è rivelata del tutto inutile. Non è non sarà mai un deterrente per arginare sul nascere episodi così scabrosi – dice – Il Cardarelli copre un territorio vastissimo di potenziali pazienti, il pronto soccorso è allo stremo, gli infermieri lavorano in condizioni disumane più che mai in questo momento delicatissimo”.
“Loredana è solo però una delle tante vittime dell’inefficienza di una legge da poco varata – prosegue -Molti, tra noi professionisti, si chiedono il perchè del silenzio di un ente che, seppur sussidiario dello Stato, rappresenta l’immagine degli infermieri e che come tale dovrebbe intervenire con tutta la forza che il suo ruolo istituzionale gli consente”.”Come sindacato abbiamo promosso nel 2019 una indagine in collaborazione con l’Organizzazione mondiale della Sanità, evidenziando che almeno un infermiere su 10 ha subito violenze nella sua vita lavorativa – dice ancora – Su tremila casi meno della metà vengono denunciati. Abbiamo inoltre avviato e organizzato una campagna di sensibilizzazione con personaggi dello spettacolo e della cultura, per lanciare un messaggio forte ai cittadini”.”E poi un pensiero lo rivolgo al Presidente De Luca, che pavoneggia l’eccellenza degli interventi promossi nelle aree Covid dal suo Governo – conclude – Trascorra una giornata di 24 ore al Cardarelli, indossi il camice da infermiere e si renda conto di quanto sta accadendo. Siamo stanchi delle parole di una politica che, con i voli pindarici della sua retorica, ci lascia sul patibolo in attesa dell’esecuzione”.
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