Alcuni di loro sono saliti sui tetti, altri hanno protestato nel piazzale antistante il carcere di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta. Mattinata di tensione quella che ha visto protagonisti gli agenti di polizia penitenziaria dopo la notifica di 44 avvisi di garanzia relativi a una inchiesta della procura sammaritana su presunti pestaggi verificati nella struttura carceraria lo scorso aprile, in piena emergenza sanitaria.

LA VICENDA – I fatti risalgono allo scorso 5 aprile quando nel carcere casertano esplose la protesta di oltre 150 detenuti dopo la notizia che uno di loro era risultato positivo al coronavirus. Protesta domata a notte fonda dall’intervento della polizia penitenziaria e delle forze dell’ordine. Nei giorni successivi sono state diverse le denunce dei familiari dei detenuti sulle violenze commesse dagli agenti. “Li sono andati a picchiare cella per cella” ha raccontato una donna. Uno di loro, scarcerato dopo qualche giorno, mostrò le foto delle presunte violenze presenti sul suo corpo.

IL BLITZ DEI CARABINIERI – “Nella mattinata di oggi i poliziotti penitenziari in divisa di Santa Maria Capua Vetere, all’ingresso del carcere e mentre si accingevano ad entrare in istituto per iniziare il servizio, sarebbero stati fermati dai carabinieri per controlli e, addirittura, avrebbero sequestrato dei telefoni cellulari. Tutti i poliziotti sono usciti nel piazzale del carcere perché si sarebbero sentiti abbandonati dal comandante che sembra non esserci”. Così il Sippe, Sindacato di polizia penitenziaria. “I poliziotti penitenziari si sentirebbero offesi per le modalità in cui sarebbero stati trattati, considerato che questa azione sarebbe avvenuta in presenza dei familiari dei detenuti”, dichiara Michele Vergale, dirigente nazionale del Sippe.

“LASCIATI SOLI” – Che aggiunge: “Durante il blocco non erano presenti sul posto nessun funzionario della polizia penitenziaria e neanche il direttore, giunti solo dopo il controllo quando i carabinieri sarebbero andati via; questo avrebbe fatto scatenare la rabbia di tanti colleghi che si sarebbero trovati davanti a questa imbarazzante situazione e si sarebbero sentiti abbandonati”. Milano, 11 giu. (LaPresse) – “Pare che sul posto, dopo il controllo, siano arrivati anche dei magistrati. Non è ancora chiaro – afferma Vergale – se trattasi di un’operazione di polizia oppure di un normale controllo del territorio. Si sarebbe registrata anche una fila chilometrica di auto e ritardi nell’iniziare un pubblico servizio della polizia penitenziaria. Il Sippe – conclude Vergale – chiederà chiarimenti a chi di dovere per comprendere che cosa davvero sia successo e se potevano essere adottate altre modalità per svolgere l’eventuale operazione di polizia, anche a tutela della dignità non solo della polizia penitenziaria ma dei poliziotti stessi”.

LA TESTIMONIANZA – La moglie di un detenuto, Daniela Avitabile, ha raccontato quanto visto stamani. “Sono arrivata alle 7 e c’erano parecchi carabinieri che fermavano le auto in arrivo al carcere; io sono stata fermata e mi hanno fatto passare, mentre gli agenti li trattenevano per identificarli. Gli altri agenti della Penitenziaria già dentro sono stati fatti uscire dalla struttura; c’è stata tensione”.

LA VISITA DI SALVINI  – Nel pomeriggio, poco dopo le 16, è arrivata la visita di Matteo Salvini, segretario della Lega, che ha espresso solidarietà agli agenti indagati. “Avevo qualche appuntamento oggi pomeriggio, ho chiuso l’ufficio e disdetto gli appuntamenti perche’ non si possono indagare e perquisire come delinquenti 44 servitori dello Stato” queste le sue parole davanti all’ingresso di Santa Maria Capua Vetere (Caserta). “Se uno su mille sbaglia, paga. Ma non esiste ne’ in cielo ne’ in terra – ha aggiunto – venire a perquisire i poliziotti davanti ai parenti dei detenuti”.

PISTOLE ELETTRICHE – “Le rivolte non le tranquillizzi con le margherite. Le pistole elettriche e la videosorveglianza prima arrivano e meglio è” ha aggiunto Salvini. “Incredibile! 44 poliziotti in servizio nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) sono indagati come violenti torturatori per aver bloccato la rivolta dei detenuti del 6 aprile scorso, che provoco’ danni per centinaia di migliaia di euro”

IL GARANTE DEI DETENUTI –  “Intendo mantenere il più stretto riserbo sull’inchiesta in corso – dichiara in una nota il Garante dei detenuti della Regione Campania Samuele Ciambriello -. Per quanto mi riguarda posso dire che abbiamo lavorato con massima scrupolosità e nel rispetto della nostra funzione di tutela e garanzia, segnalando alla magistratura episodi e denunce su cui è necessario, a garanzia di tutti, che si faccia chiarezza. Ciò nell’ambito del ruolo istituzionale che ricopro che mi impone di svolgere con terzietà e imparzialità la mia funzione di Garante delle persone ristrette. Chi ha operato correttamente non ha nulla da temere, allo stesso tempo le carceri non devono essere luoghi oscuri sottratti al controllo della giustizia. Spetta alla magistratura, del cui lavoro abbiamo pieno rispetto, verificare fatti e responsabilità. Più volte ho manifestato apprezzamento per il lavoro svolto dagli agenti di polizia penitenziaria e non ritengo che siano venuti meno gli elementi su cui ho da sempre fondato il mio giudizio. Nell’interesse di tutti esprimo la mia fiducia nell’operato della Magistratura e confido nell’accertamento della verità, condizione essenziale per il rafforzamento della giustizia”.

 

 

 

 

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