Un orrore durato tre mesi di menzogne e piani agghiaccianti
Carol Maltesi, la storia dall’omicidio alla confessione di Davide Fontana: “Ho provato a darle fuoco nel barbecue”

È una storia inspiegabile, folle, quella dell’omicidio di Carol Maltesi, nome d’arte Charlotte Angie. L’orrore si è consumato in tre mesi tra Rescaldina e Borno e la sua narrazione è agghiacciante. Tre mesi di sangue e finzione. Tre mesi di piani ragionati ad arte e messi in pratica, piani terribili e saturi di violenza. Un calendario dell’orrore che è iniziato con l’omicidio di Carol Maltesi, 25 anni, attrice hard, e si è concluso con la confessione e l’arresto di Davide Fontana, 43 anni, bancario, food blogger e attore amatoriale che lavorava in smart working.
L’omicidio di Carol Maltesi il 10 gennaio
Era la mattina del 10 gennaio quando Fontana è arrivato a casa di Carol che abitava nello stesso palazzo. Lui stava lavorando in smart working e aveva raggiunto la ragazza per girare “due video”, come ha detto nella sua confessione davanti agli investigatori, i cui stralci sono stati riportati dal Corriere della Sera. Dovevano girare dei video hard con il telefonino, “il secondo più violento”. Così ha legato Carol e le ha messo un sacchetto di plastica in testa. Hanno un rapporto sessuale ed è in quel momento che la furia omicida si impossessa di lui: inizia a prenderla a martellate, prima alla testa, poi su tutto il corpo, e intanto tiene in mano il telefonino per filmare.
“Resomi conto di cosa avevo fatto — mette a verbale — le ho tolto il cappuccio”. Carol perdeva tanto sangue, era morta. Prende un coltello da cucina e le taglia la gola. A quel punto, secondo la versione data agli inquirenti, il 43enne resta “a guardare la vittima per mezz’ora”, poi torna a casa. In serata, attorno alle 20, ritorna a casa di Carol e, sempre secondo il racconto di Fontana, si ferma a guardare il suo cadavere per mezz’ora. Chiude la porta e torna a casa sua.
Il giorno dopo l’omicidio
Il giorno seguente prende la 500 di Carol e va in un negozio di bricolage di Rescaldina e compra “un’accetta e un seghetto da metallo” e torna a casa. Nelle 24 ore successive, lavora in smart working come se nulla fosse. Finito il turno torna a casa di Carol, la slega e inizia a farla a pezzi. “Credo di aver impiegato un’ora e mezzo o due”, dice ancora agli investigatori. Continua il giorno dopo e poi mette i pezzi del corpo nei sacchi neri. Compra un freezer su Amazon e un braciere “Ma l’ho restituito senza aprirlo qualche giorno dopo”.
L’affitto di una casa in montagna
Fontana nei giorni seguenti affitta una casa in montagna in un luogo isolato. Ci va prima per fare un sopralluogo e stabilire la logistica: deve far scomparire il cadavere. Poi ci torna con i sacchi neri. Prova a dar fuoco al cadavere ma alla desiste, rimette i sacchi in macchina e torna a casa. È allora che decide di mettere il corpo fatto a pezzi di Carol nel freezer.
Fontana si sostituisce a Carol: risponde agli sms, posta sui social e paga l’affitto
I giorni successivi Fontana si comporta normalmente. Il corpo di Carol è nel suo appartamento, accanto al suo. Il cellulare di Carol suona in continuazione e lì inizia un’altra operazione agghiacciante: il padre, l’ex compagno e vari clienti la cercano e a tutti risponde Fontana: vuole far credere che la ragazza sia ancora viva. inizia a scrivere messaggi in cui dice di volersi prendere una pausa dal porno. Di voler cercare una nuova vita. Fontana ha le password dell’home banking di Carol, paga regolarmente l’affitto dal suo conto. Per un po’ aggiorna i profili di Onlyfans, di Telegram e di Twitter di cui allo stesso modo possiede le credenziali. Poi a un certo punto decide di chiudere tutto: sparizione volontaria, prima o poi i fan si scorderanno di lei e non la cercheranno più.
Lo studio di un piano
Ma nessuno dimentica Carol e continuano a cercarla. Fontana capisce che prima o poi qualcuno andrà a denunciare la scomparsa della ragazza e che presto gli investigatori sarebbero arrivati a casa di Carol e avrebbero trovato il corpo nel congelatore. Allora Fontana inizia a studiare un piano B. Va a fare un sopralluogo sulle montagne di Borno, un suo luogo dell’infanzia. Così il 19 febbraio prenota un hotel a Boario terme. Inizia quello che lui stesso ha definito nella confessione “un sopralluogo”: “In questa occasione sono salito a Borno – ha detto – passando da Malegno e poi sono andato fino a Paline. Lungo la strada ho verificato la presenza di più punti utili per disfarmi del cadavere”.
Fontana ritorna a Rescaldina e passa un mese di finta “normalità”, portando avanti le sue menzogne. Addirittura al figlio di una vicina di casa che chiede perché non si veda più il bambino di Carol in cortile, dove giocavano insieme, risponde che il piccolo “è con il papà, a Verona”. Fontana in veste di food blogger pubblica scatti a ripetizione.
Il 19 marzo decide di liberarsi del corpo di Carol. Secondo la ricostruzione fatta dal Corriere della Sera, Fontana avrebbe ragionato anche su un dettaglio importante: il corpo della giovane, seppure smembrato e martoriato, è ancora troppo riconoscibile per la presenza di numerosi tatuaggi che ne avrebbero consentito l’identificazione nel giro di poche ore. La soluzione è l’ennesimo, macabro, abominio. Toglie i sacchi dal congelatore, li apre uno ad uno e con una lama asporta lembi di pelle in corrispondenza dei tatuaggi. Fa lo stesso con il viso.
Il 20 marzo carica tutto sempre sulla 500 di Carol e raggiunge la località Paline, vicino Borno. Sono le 11 del mattino. Si ferma in una piazzola e getta i sacchi in una scarpata che costeggia la strada, prima di far ritorno a casa. Lungo la discesa verso Malegno si ferma a Borno fumando una sigaretta. Poche ore dopo un abitante trova i sacchi, vede una mano con lo smalto viola spuntare e chiama i carabinieri.
La confessione di Davide Fontana
Arriviamo al 22 marzo quando i carabinieri lanciano l’appello e pubblicano l’elenco dei tatuaggi, di quel che ne rimane, per cercare di risalire all’identità di quella donna. Nel cercare una pista, gli investigatori recuperano dalle telecamere di sorveglianza le immagini della 500 di Carol guidata dalla sagoma di un uomo. Dai precedenti controlli di polizia si scopre che su quella Fiat 500, a volte, viaggiava Daniele Fontana. Lui non lo sa ancora, ma è già in trappola.
Chi la riceve non è convinto, così inizia a indagare. Il 26 marzo Andrea Tortelli, giornalista di Bsnews, riesce a procurarsi il numero di Carol Maltesi. Scrive e a chi risponde via Whatsapp chiede per conferma di ascoltare la viva voce di Carol: “È stato l’unico a chiedere un vocale in questi due mesi. Mi sono spaventato e non gli ho più risposto”, racconterà davanti agli investigatori Fontana.
Arriviamo al 29 marzo quando Fontana legge sui giornali che il corpo ritrovato è di una porno attrice. Capisce che il suo piano malefico ha fallito. Va in commissariato e denuncia la scomparsa di un’amica, dà delle prime sommarie dichiarazioni. oche ore dopo è a Brescia, al comando provinciale dei carabinieri di piazza Tebaldo Brusato. Alle 22.19 si apre il verbale davanti al magistrato. Davide Fontana confessa di aver ucciso Carol Maltesi, mamma di un bambino.
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