“Il voto unisce sempre la comunità del Movimento”, dice Davide Casaleggio in un’intervista al Corriere della Sera. E lo dice alla luce della spaccatura che è partita nel Movimento 5 Stelle dalla nomina da parte del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella di Mari Draghi a Presidente del Consiglio inaricato, che è continuata con lo spaesato capo politico Vito Crimi, con le consultazioni con Draghi e Beppe Grillo, con l’appello alla responsabilità del capo de facto Luigi Di Maio, con la base in fermento e in crisi d’identità in vista di una maggioranza con Silvio Berlusconi, con la proposta del comico e garante di un ministero della Transizione Ecologica, con l’organizzazione e il rinvio del voto sulla piattaforma Rousseau, con le polemiche sul quesito, con l’addio al M5s del duro e puro Alessandro Di Battista.

Che resta “fondamentale per il Movimento”, continua Casaleggio. Dibba ha lasciato i grillini dopo il “Sì” all’esecutivo Draghi da parte degli iscritti, 188mila in tutto, oltre 74mila 500 quelli che hanno votato, più di 44mila i favorevoli. Una spaccatura tra il 59,3% dei “Sì” e il 40,7% dei “No”. Il voto sulla piattaforma è vincolante. Di Maio: “Abbiamo scelto il coraggio e la via europea”. Il Presidente della Camera Roberto Fico: “L’apertura di una nuova fase”. Prima di cena la doccia fredda. Dibba in un video dalla cucina di casa comunica l’addio: “Non posso andare contro la mia coscienza, è stata una bellissima storia di amore fatta di battaglie vinte e alcune disattese ma da ora in poi non parlerò più a nome del M5s perché quest’ultimo non parla a nome mio. E dunque non posso fare altro che farmi da parte”.

Lascia uno spiraglio, il pasionario: “Se poi un domani la mia strada dovesse incrociare di nuovo quella del M5s lo vedremo”. Ma la frittata è fatta. Si agitano i parlamentari del “No”. Una decina in Senato, una ventina alla Camera, si vocifera. E invece Casaleggio rivendica il ruolo unitario della piattaforma, il cui intervento nella crisi è stato chiesto “a gran voce” da parlamentari e iscritti, dice. Il patron della Casaleggio Associati, presidente dell’Associazione Rousseau, figlio del guru Gianroberto, a Roma già la settimana prossima, come Grillo, per evitare la frattura nel M5s, esclude veti su Draghi. Dice di aver paura di un esecutivo che giochi con uno “schema catenaccio”, e osserva che “sarà sicuramente un governo complicato”.

E loda Di Battista, la sua coerenza, onestà intellettuale. “Questa sua scelta dimostra per l’ennesima volta l’onesta intellettuale di Alessandro ed è proprio di questa coerenza che ha bisogno il Movimento”. Praticamente un modello per il Movimento uscendo dal Movimento. “Chi oggi guida l’azione politica del Movimento dovrà fare in modo di non gestire questo momento con arroganza o larga parte contraria a questa scelta potrebbe allontanarsi”. Forse pure un appello, una chiamata alle armi, un campanello d’allarme. Andrea Scanzi, giornalista de Il Fatto Quotidiano, vicino alle cose a 5 Stelle, ha definito l’uscita di Dibba “una sorta di esame autoptico anticipato, quando il corpo non è ancora cadavere (ma quasi?)”.

Vito Califano

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