Ha proposto di intitolare al fratello di Mussolini il parco di Latina
Caso Durigon, la maggioranza chiede la revoca della nomina del sottosegretario leghista
Il caso Durigon investe il governo. Nelle aule del Parlamento si è alzato un coro per le dimissione del potente sottosegretario leghista al Mef, che vuole nuovamente intitolare il parco di Latina Falcone e Borsellino al fratello del duce, Arnaldo Mussolini.
Ora spetta a Mario Draghi un intervento concreto. Le richieste di sfiducia di Claudio Durigon da una parte della maggioranza parlamentare sono però difficili da applicare nei confronti di un sottosegretario che, non fa parte del governo e non è un organo costituzionale.
Il parlamento può solo chiedere al presidente del Consiglio di intervenire, come già accaduto con casi precedenti. I sottosegretari, su cui si era abbattuta in passato qualche bufera parlamentare, si sono dimessi prima oppure sono stati dimessi con un decreto del capo dello Stato, adottato dal Presidente del Consiglio insieme al ministro competente, previa consultazione con il Consiglio dei ministri.
La decisione di Draghi
La revoca della nomina è ora nelle mani di Draghi, che vede il sottosegretario leghista, esponente cruciale del Carroccio nel Lazio e fedele di Matteo Salvini, protagonista di diverse inchieste giornalistiche. Recentemente Fanpage ha rivelato i contenuti di una conversazione nella quale lo stesso Durigon confermava che la Lega è al sicuro dalla famosa inchiesta sui 49 milioni di euro. Il leghista affermava, nemmeno troppo celatamente, che il generale della Guardia di Finanza al capo delle indagini è stato “messo da noi” (la Guardia di Finanza dipende direttamente dal ministero dove siede Durigon). Da qui, la mozione di sfiducia verso l’ex sindacalista dell’Ugl mosso da esponenti di Alternativa c’è. Ben prima però che il leghista affermasse la sua intenzione di non voler cancellare le radici della città di Latina.
La polemica
Nella maggioranza è scoppiata l’indignazione. Dalla Regione Lazio al Parlamento si muove una richiesta unanime: revocare la nomina di Durigon.
A chiedere le dimissioni dell’ex sindacalista Ugl sono diverse forze politiche: dal M5S al Pd passando per Leu, ma anche a titolo individuale, come il deputato di Forza Italia Elio Vito. “Voterò la mozione di sfiducia a Durigon presentata dal M5S. L’antifascismo è un valore fondante” ha detto l’esponente azzurro.
“Credo che sia intollerabile ciò che ha detto il sottosegretario Durigon e credo che non sia compatibile con la sua permanenza al governo“, l’affondo del ministro delle Politiche agricole e forestali, Stefano Patuanelli (M5s). Durissimo anche il segretario del Pd Enrico Letta: “Starebbe a lui fare un passo indietro. Per quanto ci riguarda faremo il possibile perché questo avvenga“.
“Ci aspettavamo delle scuse mai arrivate: a questo punto dovrebbe fare un passo di lato“, dice il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.
“Mentre continua il silenzio del presidente Draghi, silenzio che dura da alcuni mesi, vedo che, con le parole chiare di Letta e Conte, si estende sempre più l’arco di forze che chiede le dimissioni del sottosegretario Durigon dal governo“, dice il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni. “Ora – conclude Fratoianni – la mozione di sfiducia è l’unico strumento per ridare un minimo di dignità”.
Per ora da Palazzo Chigi sulla vicenda si limitano a un “no comment”, mentre risulta assordante il silenzio del leader della Lega Matteo Salvini.
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