Le elezioni per il rinnovo del Consiglio superiore della magistratura sono sempre più infestate dai veleni interni alla categoria delle toghe. E a quanto pare ci si dimentica che ci sono una questione morale aperta, la fiducia dei cittadini da recuperare, un settore (quello della giustizia) che funziona molto male e un settore (quello penitenziario) che funziona anche peggio. E ci si dimentica, inoltre, che il Consiglio superiore della magistratura non è soltanto un organo di autogoverno della magistratura ma anche un organo che si occupa dell’amministrazione della giustizia e come tale riguarda tutti, non soltanto i magistrati. Invece, molto spesso, si assiste a situazioni, dichiarazioni, prese di posizione che sembrano ridurre la questione del rinnovo del Csm a un fatto puramente interno alle toghe, roba per magistrati, qualcosa di elitario che ricorda molto gli accordi bui e le logiche correntizie che tanto si dice di voler allontanare.

La premessa è d’obbligo per introdurre nuovamente la vicenda Morello-Palamara, di cui Il Riformista ha già scritto, e che continua a tenere banco negli ambienti giudiziari, soprattutto quelli napoletani visto che Tullio Morello, candidato al Csm con la corrente progressista di Area, è il coordinatore del settore penale del Tribunale di Napoli. Riassumiamo brevemente la vicenda: giorni fa, nel corso di un dibattito elettorale in streaming dedicato alla presentazione delle proposte dei candidati nel collegio 3 del Csm, Morello si era lasciato andare a qualche tono particolarmente acceso per criticare la riforma voluta dalla ministra Marta Cartabia («riforma canaglia»), per difendere le correnti dal «qualunquismo imperante» e nel definire Luca Palamara «pezzo di m…..». Questi passaggi del suo intervento sono stati filmati da qualche magistrato presente alla call e passati a un giornalista del Foglio che ha pubblicato i video. Apriti cielo! Anche sui social la vicenda non è passata inosservata. Anzi. È lo stesso Morello ad aprire una finestra di dialogo: «Qualcuno mi ha attaccato estrapolando singoli pezzi di frasi dai concetti che stavo esponendo e in cui rappresentavo tutt’altro, parole tra l’altro pronunciate nel corso di una videoconferenza ristretta alla mia associazione».

Morello spiega che la difesa delle correnti voleva essere una difesa nei confronti di chi ha agito con impegno «senza mai sporcarsi le mani» e che forse «alcune mie riflessioni sul rischio che il futuro Csm sia sbilanciato verso la politica e che la politica soffra l’indipendenza della magistratura hanno dato fastidio» e chiude promettendo di lavorare con ancora maggiore indipendenza seguendo gli insegnamenti paterni (il padre era Michele Morello, il giudice diventato famoso per aver firmato l’assoluzione in Appello di Enzo Tortora). Questa storia, però, lascia tutt’altro che ottimisti: è chiaro che non si è risolto nulla mandando via dalla categoria il solo Palamara e che il grande tema dell’indipendenza interna dei magistrati continua a non essere affrontato. Eppure sarebbe ora.

Lo sottolinea l’avvocato Giorgio Varano, penalista napoletano e responsabile della comunicazione dell’Unione Camere penali italiane: «Se un magistrato ottiene il seggio attraverso logiche correntizie, la sua indipendenza interna ne risente inevitabilmente. E con la contrapposizione che c’è (vedi il caso del video di Morello passato a un giornalista) è chiaro che non c’è un clima sereno e questo incide sull’indipendenza interna della magistratura. Non parlo del caso specifico ma delle modalità che sono state utilizzate, perché un conto è aprire un dibattito sulle dichiarazioni di un candidato e un conto è trasmettere stralci di un discorso a un giornalista per tentare di azzoppare un candidato – spiega l’avvocato Varano -. Sui giornali avrei invece voglia di leggere quali sono le proposte per il nuovo Csm, se e come si intende intervenire sui criteri di scelta dei procuratori o sui criteri di valutazione per gli incarichi».  «Ci sono state tante polemiche sulla presenza degli avvocati nei consigli giudiziari basate sulla convinzione che l’avvocato abbia una contrapposizione fisiologica con i magistrati, mi chiedo – conclude Varano – se questo valga anche per la contrapposizione tra giudici e pm, tema centrale nel dibattito sulla separazione delle carriere. Di qui la curiosità: a diffondere il video del giudice Morello (che stimo molto) sarà stato un giudice o un pm?».

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).