Con il pensiero fisso ad approdare alla “fase 2” istituzioni, aziende e cittadini hanno subito guardato con fascinazione ai test sierologici per capire se una persona ha ancora possibilità di contrarre il Coronavirus, se lo ha già contratto o se è positivo ma asintomatico. Saperlo in pochi gesti renderebbe la ripartenza molto più rapida e sicura. Si tratta di test di due tipi: il primo è quello per cui basta solo una goccia di sangue dal dito da analizzare su una carta cromatografica (funziona più o meno come i comuni test di gravidanza), per il secondo, invece è necessario un prelievo di sangue in provetta. Entrambe le tipologie sono già in uso ad esempio per testare il personale ospedaliero, a uso e consumo di medici e infermieri in prima linea nella lotta contro il Covid. Nel primo caso i test sarebbero vendibili anche in farmacia. Ma su questo è giallo.

Nei giorni scorsi sul web spopolavano notizie di comuni cittadini che erano riusciti a trovare in farmacia i test. Poi sono susseguite una serie di comunicazioni alle farmacie da parte del Ministero della Salute e Federfarma in cui queste venivano dissuase dal vendere i test, la cui validità non è ancora stata accertata definitivamente. “Il tampone rino-faringeo è, al momento, l’unico strumento valido per l’accertamento della positività al Covid-19, i test sierologici rapidi, basati sull’identificazione di anticorpi IgM e IgG, non sostituiscono il tampone e non possono essere ceduti in farmacia senza il marchio CE; l’esecuzione dei test va assicurata agli operatori sanitari e assimilati a maggior rischio, sulla base di una sua definizione operata dalle aziende sanitarie”. Nell’ultimo punto, praticamente si dichiara che questi test possono essere venduti solo a personale sanitario.

Qualcuno ha trovato i test rapidi sul dark web, reperiti a cifre altissime e con la consueta attendibilità che hanno i prodotti di contrabbando online. Altri sono riusciti a trovarli in farmacia nei giorni scorsi, quando ancora non era così stringente il controllo sui test e nemmeno tanto ampio il dibattito sulla loro funzionalità. Facendo un giro per le farmacie di Napoli è difficile trovare i test in vendita, e nessuno sembra avere le idee chiare in merito. Aleggia però una sorta d’ansia. Qualche farmacista risponde che “i test sierologici ancora non li abbiamo e non ci hanno detto ancora niente”. Altri dicono che non sono in commercio in farmacia, non ci sono mai stati e che Federfarma li ha vietati. “Sarebbe improponibile lasciare questa cosa al comune cittadino perché si impazzirebbe. Prima di tutto perché non hanno un’alta attendibilità”, dice un’altra farmacista. Altri ancora dicono che tutta questa difficoltà a reperire i test dai fornitori non c’è e che fino a pochi giorni fa sono stati venduti serenamente. Una farmacia, che promuoveva sul suo sito la vendita dei test, ha risposto di averne a disposizione per la vendita. “Costano 25 euro l’uno ma deve esibire il tesserino di medico, infermiere o farmacista altrimenti non posso venderglielo”.

In altre farmacie invece rispondono che di test non si vede l’ombra nemmeno tra i fornitori. Contattato un fornitore ci conferma che i testi ci sono. “Me ne hanno ordinati 100.000 da tutta Italia – dice rimanendo anonimo – il problema è che ogni regione ha deciso come fare, come comportarsi in maniera diversa. A livello nazionale ancora non c’è un’unica validazione per tutti”. Nell’ambiente si vocifera che lunedì 20 aprile dovrebbe arrivare ufficiale approvazione da parte dell’Istituto Superiore di Sanità di questi test e la situazione dovrebbe essere più chiara.

“Si trovano scarsamente in farmacia perché non è ancora chiara l’attendibilità e soprattutto la vendibilità – spiega Fabrizio Schirru, socio della farmacia Morrica di Marano di Napoli – A noi è arrivata la comunicazione che sono vendibili esclusivamente agli operatori sanitari ma non ci è chiaro se siamo tenuti a verificare che chi lo acquisti lo sia per cui non è facile capire come venderli. Federfarma si è espressa in maniera negativa su questi test data l’affidabilità non certificata e che sembra piuttosto bassa. Però le cose sono in costante evoluzione. Quello che sembra certo ad oggi è che non sono test autodiagnostici“.

Abbiamo provato anche nei laboratori di analisi. Appena si entra, il cliente è accolto dal cartello con su scritto: “Si comunica alla clientela che sono momentaneamente sospese le seguenti prestazioni: tamponi orali, faringei e linguali, breath test e spirometrie”. A richiesta non è possibile fare nemmeno test sierologici. Nel laboratorio spiegano che nonostante ogni giorno arrivino decine di richieste da parte degli utenti, non sono autorizzati a farli per un’ordinanza della Regione Campania. “Certo quelli in farmacia non saranno mai affidabili come quelli in laboratorio, come i test di gravidanza – spiega il medico prelevatore – La Federlab, l’associazione che raggruppa la maggior parte dei laboratori, aveva intenzione di far fare ai propri associati questo test a partire da un paio di giorni fa e ne ha dato comunicazione alla regione. Poi la Regione ha risposto che non è possibile farli perché si crea una situazione di pericolo pubblico con gli eventuali assembramenti. Ma se la gente viene qui per fare i suoi prelievi non vediamo quale pericolo si possa aggiungere”.

La faccenda è curiosa: perché non autorizzare i laboratori privati per sgravare di un impegno e di un costo i laboratori pubblici nel momento in cui fare test a tappeto sarebbe compito oneroso? Perché invece in regioni come la Toscana, la Lombardia o Emilia la situazione è differente? “La nostra stessa azienda in Toscana è stata autorizzata a eseguire tamponi e test sierologici da parte della Regione. Lì non si fanno gli assembramenti? Forse lì c’è una situazione di emergenza maggiore? – conclude il medico – Resta che per le tempistiche qui ancora non sappiamo nulla”.  Intanto il governatore  Vincenzo De Luca ha sottolineato che la Campania non ha cambiato idea sui test rapidi. “Siamo in attesa di validazione a livello nazionale che ancora non è stata attestata scientificamente”, ha detto.

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