Alessandro Orsini chiede scusa: “Oggi ho lasciato il Messaggero. Mi scuso con tutti coloro che avevano sottoscritto un abbonamento soltanto per leggere i miei articoli”. Il post del professore universitario, analista di scienze politiche, è arrivato dopo giorni di critiche che lo hanno travolto per le sue posizioni sulla guerra in Ucraina. A suo favore sono partite anche delle raccolte firme a sostegno. “Subisco pressioni fortissime per non tornare in televisione a parlare della guerra in Ucraina”, aveva denunciato sempre sui social.

Qual è il punto? Orsini ha condannato l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ma ha sempre evidenziato le responsabilità dell’Unione Europea e della NATO nell’esasperazione di toni e del contesto geopolitico. “Se il Messico si alleasse con Putin gli Stati Uniti lo distruggerebbero”, aveva detto alla Radio Svizzera italiana. “L’Ucraina è fondamentalmente persa, l’unica via per salvare i civili, è scendere a compromessi con Putin”. Orsini si è dichiarato contrario quindi all’invio delle armi da parte dell’Occidente alla resistenza ucraina.

La sua posizione aveva portato a una nota della Luiss. “Nel tragico contesto di una guerra, l’attività di analisi e ricerca di ogni centro, scuola, o dipartimento Luiss diventa ancor più rilevante, richiedendo solida capacità di interpretazione e racconto del contesto geopolitico, equilibrio e capacità di dialogo con l’opinione pubblica”. La Luiss, a questo proposito “reputa dunque fondamentale che, soprattutto chi ha responsabilità di centri di eccellenza come l’Osservatorio sulla Sicurezza Internazionale, debba attenersi scrupolosamente al rigore scientifico dei fatti e dell’evidenza storica, senza lasciar spazio a pareri di carattere personale che possano inficiare valore, patrimonio di conoscenza e reputazione dell’intero Ateneo”.

Orsini ha continuato a esprimere la sua idea della situazione, spesso nei talk show televisivi dove viene puntualmente invitato. Nato a Napoli nel 1975, dopo la laurea in sociologia all’Università La Sapienza e il dottorato all’Università Roma Tre ha compiuto una serie di studi all’estero. Ha fondato l’Osservatorio sulla Sicurezza Internazionale della LUISS, di cui è direttore, come del quotidiano Sicurezza Internazionale. È professore associato nel Dipartimento di Scienze Politiche della Luiss, dove insegna Sociologia generale e Sociology of Terrorism. Specializzato in “strategie di ingresso in gruppi violenti motivati da odio ideologico”, è stato nominato membro della commissione del governo per lo studio dell’estremismo jihadista con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri nel 2016.

È Research Affiliate al Massachusetts Institute of Technology dal 2011, dove è stato Visiting Scholar nel Department of Political Science e al Center for International Studies. È membro del comitato “scenari futuri” dello Stato Maggiore della Difesa, del comitato scientifico della rivista “Studies in Conflict and Terrorism”, del Radicalization Awareness Network istituito dalla Commissione Europea per studiare e prevenire i processi di radicalizzazione verso il terrorismo. È stato direttore del Centro per lo Studio del Terrorismo dell’Università di Roma “Tor Vergata” dal 2013 al 2016.

Ha presentato i suoi libri – ha scritto sul sedicente Stato Islamico, sulle Brigate Rosse, sulle milizie fasciste, sugli immigrati – in diverse università straniere tra Stati Uniti, Francia, Inghilterra, Ungheria e Lituania. Alcuni suoi studi sono stati riportati sul sito del Governo Italiano e sul sito del MIT e suoi articoli sono apparsi su riviste internazionali. Ha collaborato con i giornali come Il Messaggero, Huffington Post, La Stampa, L’Espresso, Il Resto del Carlino e Il Foglio. Orsini ha denunciato tramite i social: “È in atto una virulenta campagna diffamatoria contro di me fatta di fake news”.