L'ex stooges e la band romana
Chi è Iggy Pop, il mito del rock che ha collaborato con i Maneskin in “I wanna be your slave”

I Maneskin collaborano con Iggy Pop. E forse vale più di tutti i premi e record affastellati negli ultimi mesi dalla band romana di Monteverde. Dalla vittoria al Festival di Sanremo e dell’Eurovision Song Contest in poi. Il mito vivente del rock e il gruppo hanno annunciato tramite social che venerdì 6 agosto uscirà I wanna be your slave, singolo dei Maneskin, cantato con l’ex Stooges. Contemporaneamente alla release digitale, uscirà anche un vinile 45 giri in edizione limitata contenente I WANNA BE YOUR SLAVE with Iggy Pop (lato A) e la traccia originale (lato B).
Forse una furba trovata commerciale dell’Iguana – i Maneskin sono tra i 13 artisti più ascoltati al mondo su Spotify con più di 51 milioni di ascoltatori mensili e oltre 2 miliardi e mezzo di streaming totali su tutte le piattaforme digitali – e un’opportunità irripetibile per la band romana. “È stato un onore lavorare con Iggy Pop – hanno detto i Måneskin – Sentirlo cantare I Wanna be your slave, sapere che gli piace la nostra musica e vedere un artista del suo calibro così disponibile nei nostri confronti è stato emozionante. Siamo cresciuti ascoltando le sue canzoni ed è anche merito suo se abbiamo deciso di formare una band. È stato bellissimo avere avuto la possibilità di conoscerlo e fare musica insieme
James Jewel Osterberg è un mito vivente: non è retorico né ridondante dire in questo caso che rappresenta la storia del rock. Decise di fare la rockstar fulminato da un live di Jim Morrison, ha anticipato il punk, è stato icona di eccessi e schitarrate e ha dettato i tempi in un sodalizio indimenticabile con David Bowie. La collaborazione era stata annunciata qualche giorno fa con un breve video pubblicato sui social network.
L’era Stooges
Gli Stooges sono stati il seme del punk germinato in piena era hippy. Erano la furia musicale, la fine delle utopie. No Fun, come cantavano nell’anthem del loro disco d’esordio. Erano nati a Detroit, città industriale. Pare che James Jewel Osterberg era un ragazzino rimasto folgorato da un’esibizione di Jim Morrison con i The Doors: da allora aveva deciso di diventare un frontaman altrettanto dionisianco e oltraggioso.
Figlio di un’impiegata e di un insegnante, cresce per scelta del padre in una roulotte. Una scelta, non per povertà. Si appassiona da giovanotto al rock and roll, e non lo mollerà più. Fonda i Megaton Two, i The Iguanas e i Prime Movers. È nei bagordi cui si abbandona, tra alcol e droghe, a Detroit che incrocia i fratelli Ron e Scott Asheton, rispettivamente chitarra e batteria di quelli che saranno i Psychedelic Stooges, in omaggio ai comici The Three Stooges. Inizialmente James si fa chiamare Iggy Stooge, ed è lui a richiamare l’attenzione nelle prime esibizioni condite anche da violento autolesionismo.
Si ferisce, si taglia sul petto, si lancia dal palco: per alcuni è l’inventore dello stage diving. A questo punto Iggy ha già avuto un figlio con la fidanzata Paulette Benson e una relazione con la cantante Nico, musa di Andy Warhol e dei Velvet Undergound. Ad assoldare la band è Danny Fields dell’Elektra arrivato in città per far firmare gli Mc5. L’esordio, del 1969, The Stooges, è prodotto da John Cale ed è un fulmine. Per molti il proto-punk più proto-punk di ogni altro esperimento o visione di quegli anni. Ci sono pezzi intramontabili come I wanna be your dog e il manifesto nichilista No Fun.
Il disco è una pietra miliare ma non sfonda sul mercato. Il gruppo parte per una lunga e sconvolgente tournée. Iggy sposa la 19enne Wendy Weisberg ma annulla tutto un mese dopo. È l’assoluto protagonista del palcoscenico. Dalla fattoria dove il gruppo tiene le sue session prende il nome il secondo album: Funhouse. È un disco ancora più violento dell’esordio. C’è del blues, del jazz, del funky, del rock and roll naturalmente ma c’è soprattutto un urlo primordiale metropolitano e oltraggioso. Iggy diventa Pop, omaggio di un tale Jim Popp, personaggio di strada che viveva ad Ann Arbor. La band però è già esasperata e nel 1971 i quattro si lasciano.
A salvare tutto è nientemeno che David Bowie che affida il progetto al manager Tonr DeFries: nascono così Iggy & The Stooges con Ron Asheton al basso e James Williamson alla chitarra solista. Esce Raw Power che non seppelisce il vecchio suono ma che apre la porta a nuove soluzioni melodiche (notevoli Search & Destroy e Gimme Danger). La band però si scioglie definitivamente dopo il turbolento concerto al Michigan Palace di Detroit ripreso nel live Metallic Ko. Il bassista dei primi due dischi Dave Alexander muore nel 1975 a soli 27 anni. Le strade si dividono e Iggy entra in una profonda crisi.
L’era David Bowie
È in un vicolo cieco, al volgere del decennio, alla fine dell’era dei fiori e della rivoluzione del “love, love, love”. Solo with a little help from a friend Iggy Pop si salva. E quell’amico è David Bowie. Alla tournée di Station to Station negli Stati Uniti il Duca Bianco raccatta l’Iguana e se lo porta in tour.
Iggy Pop si trasferisce a Berlino e Bowie sarà il produttore e arrangiatore di The Idiot: è la rinascita del primo e l’incontro tra l’eleganza di uno e la selvatichezza dell’altro. L’album viene registrato tra il Chateau d’Herouville, in Linguadoca, costruito nel XVIII secolo, e gli Hansa Tonstudio della capitale della Germania.
La doppietta berlinese è servita con Lust for Life del 1977, sempre con Bowie che nella capitale compone la sua cosiddetta “trilogia berlinese” insuperata e insuperabile. Lust for life restituisce l’anima più rock e arrembante dell’Iguana dopo il più algido ed elettronico The Idiot. La title-track e The Passenger fanno la storia del rock. Il sodalizio con Bowie dura fino al 1978, quando Pop firma con Artista.
Il Godfather del punk
Il nuovo viaggio prosegue con due ex Stooges: James Williamson e Scott Thurston. New Values conferma le aspettative, Soldier no. È del 1980 quest’ultimo, quando esce anche l’autobiografia I Need More, con Andy Warhol che in prefazione scrive: “Non so perché non abbia ancora ottenuto il successo che merita, è così bravo”. A risollevare Pop da album non proprio convincenti è di nuovo Bowie che inserisce China Girl nel suo bestseller Let’s Dance. I proventi dei diritti danno aria all’Iguana che può risolvere i suoi guai con l’agenzia delle entrate. Si ferma poi tre anni e sconfigge l’eroina, prende lezioni di recitazione e si sposa con la giapponese Suchi Asano.
Blah, Blah, Blah di nuovo con Bowie è l’album che manda di nuovo in airplay l’Iguana. È il massimo successo della sua carriera. Nuovo divorzio con Bowie e Instict e Brick By Brick: restano giusto una manciata di singoli, tipo Candy con Kate Pierson dei B-52’s. Brick By Brick è la sua produzione più riuscita da solista assoluto. Vende bene. Si piazza nel solco del gusto dei tardi anni ’80. Da notare anche il disco da crooner, chansonnier maledetto, Preliminaires del 2009. E quindi Post Pop Depression con Jushua Homme dei The Queens of the Stone Age. Solo una delle numerosissime collaborazioni di Iggy Pop in questi anni.
Si apre di nuovo anche il capitolo Stooges: la band si riunisce per l’album Skull Ring di Pop, nel 2003, e per una vera e propria reunion nel 2007. Pubblicano The Weirdness e Ready to die. Ron Asheton muore nel 2009, stroncato da un infarto. Iggy Pop è attore, personaggio, vestito da Armani, idolo in vita; uno che può permettersi di fare qualsiasi cosa. Da I wanna be your dog a I wanna be your slave. Altro che No Fun.
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