«Diego Armando Maradona compì il miracolo di unire parti della città che prima del suo arrivo si guardavano in cagnesco. Trasferì ai napoletani un senso di appartenenza che prima d’allora non c’era stato. Ecco, oggi le istituzioni devono fare la stessa cosa: restituire fiducia e speranza ai cittadini. Oggi Napoli ha bisogno di un Maradona della politica». A ricordare il Pibe de Pro a un anno dalla sua morte è Claudio Botti, avvocato penalista e fondatore del Te Diegum, associazione culturale che ha unito un manipolo di intellettuali dopo l’addio di Maradona al Napoli nel marzo del 1991 in seguito alla squalifica per doping. Diego non fece miracoli solo con la palla tra i piedi, in uno stadio che oggi porta il suo nome ed era in delirio ogni volta che scendeva in campo. Per Napoli è stato molto più che un simbolo di riscatto.

«Più che simbolo di riscatto, Diego ha rappresentato la speranza. Lui ha soddisfatto un’esigenza primaria del popolo napoletano: una grande necessità di aggregazione, senso di identità e appartenenza a una città. Non solo sul piano oleografico. A lui è riuscito il miracolo di unire tutti i ceti della città, dall’aristocrazia borghese al sottoproletariato. Ceti sociali che si sono sempre guardati in cagnesco, si sono uniti nel nome di Maradona» spiega Botti. Ma non solo, ha ricordato alla città la sua forza e le sue capacità. «Diego ha insegnato che anche questa città può vincere senza perdere le sue caratteristiche principali che sono la genialità e l’individualità perché lui così è riuscito a vincere e ha dato una grande lezione di fiducia anche a chi parte dal nulla».

Maradona arrivò a Napoli subito dopo il terremoto, trovò una città che si poggiava sulle macerie, dopo tutto non una Napoli molto diversa da quella di oggi. «Maradona trovò una città piegata su se stessa, che attraversava una grande crisi economica e lui da qui ha costruito il suo percorso per arrivare sul tetto del mondo. Prima di arrivare qui Maradona era un grande calciatore, qui è diventato un mito – racconta il penalista – Oggi usciamo da un’emergenza sanitaria terribile, ma c’è una grande voglia di riscatto. C’è un’atmosfera molto simile a quella che trovò Maradona al suo arrivo». E oggi come ieri c’è una città che è alla ricerca della fiducia perduta. «Viviamo la stessa necessità di una speranza collettiva ma soprattutto la stessa necessità di ritrovare nelle rappresentanze istituzionali e quindi in chi è deputato a rappresentare una città, un senso di appartenenza e di fiducia, perché oggi c’è uno “scollamento evidente”» commenta il fondatore del Te Diegum.

Basti pensare, infatti, che gli ultimi due sindaci di Napoli sono stati eletti con una percentuale di astensione altissima e questo «vuol dire che c’è mancanza di fiducia, di senso di appartenenza e oggi è necessario saldare questa frattura che, anche se partendo dal calcio, con Maradona si era certamente sanata». Da dove bisogna ripartire? «Dal garantire ai cittadini una qualità della vita soddisfacente – conclude Botti – Oggi chi ha avuto il coraggio di assumersi la responsabilità di una città come Napoli si trova di fronte a una grandissima scommessa che partirà anche dal portare Napoli all’attenzione del Governo, perché senza un concreto aiuto economico questa città non potrà mai risalire».

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.