Riforma giustizia
Comitato “No al referendum”, la magistratura si prepara: così l’Anm si fa partito
Mentre il centrodestra si proietta sulla raccolta firme, i magistrati scendono in campo. Dall’altra parte cresce il gruppo Si separa. I primi sondaggi: italiani a favore del sì
À la guerre comme à la guerre, entrano in campo i magistrati. È l’Anm a bruciare tutti sul tempo, e di prima mattina presenta il comitato per il No al referendum costituzionale con presidente esecutivo Antonio Diella e presidente onorario il costituzionalista Enrico Grosso. “Non siamo una casta, con noi non ci sarà nessun politico – scrivono – non intendiamo lanciare segnali a nessuno. Vogliamo soltanto spiegare che questa riforma non accorcia i tempi dei processi”. Poi è il presidente onorario, Enrico Grosso, ordinario a Torino come lo è stato il padre, a spiegare: “La riforma minaccia l’indipendenza della magistratura”.
Spazio anche per rispondere a Antonio Di Pietro, l’ex pm che aveva annunciato proprio al Riformista la sua intenzione di votare Sì alla separazione delle carriere. “Abbiamo fatto pulizia – replica Grosso – l’obiettivo polemico di Di Pietro è superato”. A fronteggiare il comitato dei giudici, si schiera: “Si separa”, costituito dalla fondazione Einaudi del presidente Giuseppe Benedetto. A presiedere il gruppo l’avvocato Gian Domenico Caiazza, ex presidente dell’Unione delle Camere Penali Italiane e storico legale di Marco Pannella. Tra i componenti figurano il presidente di +Europa Matteo Hallissey, l’ex parlamentare dem Anna Paola Concia, la politologa Sofia Ventura, l’ex giudice costituzionale Nicolò Zanon, il direttore del Riformista Claudio Velardi e i giornalisti Alessandro Barbano, Pierluigi Battista, Andrea Cangini, Flavia Fratello oltre allo youtuber Ivan Grieco.
Si preparano alla sfida anche le coalizioni. Il centrodestra inizierà a raccogliere le firme tra i parlamentari da martedì per chiedere il referendum confermativo. La pratica è seguita da tre deputati – Sara Kelany (FdI), Enrico Costa (FI) e Simona Matone (Lega) – e da tre senatori: Marcello Pera (FdI), Erika Stefani (Lega) e Pierantonio Zanettin (FI). Ottimista il capogruppo azzurro a Palazzo Madama, Maurizio Gasparri: “Il fatto che tanti esponenti storici della sinistra, come Petruccioli e Bettini, o ex esponenti della magistratura, come Di Pietro, condividano le proposte di questa riforma dimostra che ci sarà un consenso ampio e trasversale”. Per il presidente dei senatori di Forza Italia: “Più comitati si fanno meglio è. Dieci, cento, mille, se ogni comitato porta una persona di più al voto sarà più facile la vittoria”. Avviate le procedure anche da parte di Pd, M5S e Avs. Se ne occupano sei parlamentari: Simona Bonafè (Pd), Carmela Auriemma (M5S) e Marco Grimaldi (Avs) per la Camera, Alfredo Bazoli (Pd), Alessandra Majorino (M5S) e Tino Magni (Avs) per il Senato.
Il primo sondaggio realizzato da Izi per L’aria che tira evidenzia un’ampia maggioranza di cittadini favorevoli alla riforma (oltre il 70%), con il 21,9% di contrari. Grosso modo, gli elettori della maggioranza plebiscitariamente approvano la legge del guardasigilli Carlo Nordio, mentre quelli di opposizione la rifiutano. In mezzo, una campagna elettorale lunghissima; si potrebbe votare tra metà marzo e metà aprile.
Uno che si è subito smarcato è il governatore (ancora per poche settimane) della Campania, Vincenzo De Luca. L’ex sindaco di Salerno, nella sua consueta diretta social, se la prende un po’ con tutti: “La riforma è il frutto dei ritardi gravissimi della sinistra del nostro paese che ha governato per anni e non ha fatto nulla in tema di riforme sostanziali della giustizia”. Per De Luca, comunque: “Questa riforma non risolve nulla”. Per il No, invece, l’ex presidente della Camera Luciano Violante: “Questa riforma aumenta il potere dei pm concedendo loro un totale autogoverno”.
Di tutt’altro avviso Giandomenico Caiazza, punto di riferimento dei garantisti: “La separazione delle carriere non è un atto contro qualcuno, ma un passo avanti verso uno Stato di diritto più equilibrato, in cui ciascun potere eserciti la propria funzione nel rispetto delle garanzie e delle libertà individuali e costituzionali”. Il referendum sarà il grande antipasto, in vista del piatto completo delle politiche. Per il campo largo, una sorta di ultima spiaggia.
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