Cinque Stelle cadenti
Conte perde pezzi, evita Schlein e finirà stampella del centrodestra: “Tutti sanno che il Movimento è morto”

Conte conta sempre meno. Aveva insufflato il suo sistema di potere con tante di quelle nomine e prebende che adesso, a vederlo svuotato, fa impressione. Il suo Movimento di piazza e di poltrona era ben rappresentato ovunque. Ora ha incassato la Vigilanza Rai, ma scrive ad Avvenire per lagnarsi. Disarcionato dal cavallo di viale Mazzini, allontanato Marcello Minenna dai Monopoli, calato il sipario sull’era Tridico all’Inps, Conte si aggira inconsolabile come la vedova di se stesso.
Ha perso pezzi di partito, trasvolati verso sinistra e destra, come nel caso di Giancarlo Cancelleri, leader 5 Stelle della Sicilia andato in Forza Italia. E pezzi di potere, uscendo ammaccato dal Risiko delle nomine. Un’eminenza grigia dell’arcipelago pentastellato confida: “Forse si è accontentato di piazzare Alfonso Bonafede e il suo caro amico, nonché difensore del M5S a Cagliari e a Napoli, Francesco Cardarella”.
Il debito di riconoscenza nei confronti di Bonafede – che gli aveva fatto da apriporta, presentandolo sei anni fa ai leader del Movimento – è saldato con la nomina a membro laico del Csm per la magistratura tributaria. Si chiude così l’ultima delle ricompense possibili. Gli altri lo sanno e sono al liberi tutti. Alla cupio dissolvi. Nei territori la presenza è già decimata, alle elezioni amministrative il Movimento si presenta a fatica e solo a macchia di leopardo. L’ex
senatore Vincenzo Presutto è lapidario: “Guardi che il M5S è morto. Quelli che vede in Parlamento nei banchi di Conte lo hanno capito, non ci metteranno molto a andarsene”, avverte.
Perfino l’esecrabile episodio di Massa, dove un No Vax ha avvicinato il leader del Movimento per assestargli un sonoro schiaffone, rende l’idea di come la pancia del Paese a lungo vellicata dai populisti a cinque stelle si stia rivoltando contro chi l’aveva sedotta e poi abbandonata. Tutta la politica ha espresso solidarietà all’aggredito, ci mancherebbe. Ma le spine nel fianco gli arrivano proprio da chi gli è apparentemente più vicino.
“L’avversario più temibile di Conte non è Giorgia Meloni, è Elly Schlein”, ci suggerisce il sondaggista Fabrizio Masia. “Il Pd a spinta radicale cresce a discapito del M5S, facendogli una concorrenza spietata sullo stesso terreno e adesso il Movimento faticherà a ricollocarsi, deve trovare un nuovo elettorato. Non sarà facile”. Nei comuni dove si presentano insieme 5S e Pd, Conte avrebbe tentato di non incrociare mai Schlein in piazza. E quando i giornalisti glielo fanno notare, l’imbarazzo è evidente: “Ho un’agenda piena”, nicchia il leader grillino. Aveva come obiettivo quello di aizzare i suoi ultimi sostenitori sulle barricate del Reddito di Cittadinanza. Che il governo ha riformato. Allora si è messo a firmare la petizione per il Salario minimo. Ma il Pd ne ha fatto una sua bandiera. Non gliene va bene una. Servirebbe una strategia e una squadra, ma all’avvocato di Volturara Appula mancano entrambe. Rocco Casalino starebbe cercando un approdo in Rai.
I consigli che pare avergli dato Goffredo Bettini, nel recente passato, non valgono più. Finirà per fare la stampella del centrodestra?
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