Sulla riforma del Mes, il Fondo salva stati, si ricuce lo strappo tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e Italia Viva. I renziani infatti dopo l’intervento del premier in Aula a Montecitorio, la capogruppo di Iv alla Camera Maria Elena Boschi ha firmato la risoluzione di maggioranza sulla riforma del Mes.

Dal presidente del Consiglio era arrivato un appello ai partiti della maggioranza, in particolare ai renziani e al Movimento 5 Stelle, alla “massima coesione per continuare a battersi in Ue. Il confronto dialettico è segno di vitalità e ricchezza ma è senz’altro salutare che sia fatto con spirito costruttivo e che non ci distragga dagli obiettivi”.

“I cittadini dei 27 Stati membri non perdonerebbe un segnale contrario alla storia decisione che rappresenta un profondo e irreversibile paradigma nelle politiche economiche” perché “per la prima volta essa ha adottato politiche espansive” mettendo in condivisione parte del debito pubblico degli Stati, ha detto Conte in Aula.

Al di là della riforma del Mes che verrà discussa venerdì 11 a Bruxelles, “l’Italia si farà promotrice di una proposta innovatrice” affinché vengano “riconsiderate in maniera radicale struttura e funzione del Mes”, ha aggiunto il premier nelle sue comunicazioni, ponendo come modello al quale ispirarsi il Next Generation EU”. Italia che, ha sottolineato Conte, sostiene e sosterrà “gli sforzi della presidenza tedesca al fine di superare i veti di Ungheria e Polonia, con l’obiettivo di dare il via libera definitivo al pacchetto ‘Next Generation EU”.

“Se proviamo ad alzare la testa e a gettare lo sguardo in una prospettiva più ampia – ha detto Conte rivolto ai deputati -, ritengo che per cambiare l’Europa sia decisivo ben altro percorso” rispetto ai punti in agenda alla riunione di venerdì sul Mes. “Ritengo che debbano essere considerate in modo radicale strutture e funzioni del Mes, affinché sia trasformato in strumento diverso”, ha sottolineato il premier.

E ancora sul “confronto dialettico tra le forze di maggioranza”, Conte ha aggiunto che si tratta “sicuramente un segno di vitalità e ricchezza” ma “è senz’altro salutare che sia fatto in maniera costruttiva”.

La risoluzione dei partiti di maggioranza, firmata anche da Italia Viva e approvato dalla Camera, viene sottolineato che si impegna il Governo a prendere qualsiasi decisione sul ricorso al Mes sanitario, i famosi 37 miliardi, “solo a seguito di un preventivo ed apposito dibattito parlamentare e previa presentazione da parte del governo di un’analisi dei fabbisogni, nonché di un piano dettagliato dell’utilizzo degli eventuali finanziamenti”.

VIA LIBERA ALLA CAMERA – La Camera ha quindi approvato la risoluzione della maggioranza sulla riforma del Mes con 314 voti a favore, 239 contrari e 9 astensioni. Tra i voti contrari anche sei dissidenti del Movimento 5 Stelle: si tratta di Pino Cabras, Alvise Maniero, Andrea Colletti, Mara Lapia, Fabio Berardini e Francesco Forciniti. Sempre tra le fila del Movimento 5 Stelle non hanno partecipato al voto i deputati Berti, Del Monaco, Emiliozzi, Grillo, Lombardo, Menga, Raduzzi, Romaniello, Volpi e Zanichelli.

Assieme alla risoluzione della maggioranza, via libera anche a quella presentata da +Europa, riformulata su richiesta del governo e sulla quale il ministro degli Affari Europei aveva espresso parere favorevole. La risoluzione presentata da Riccardo Magi e altri ha ottenuto 302 voti a favore, 249 contrari e 11 astensioni.

Sono invece 16 i deputati di Forza Italia che non hanno preso parte al voto della risoluzione di maggioranza alla Camera: tra questi nomi eccellenti come Renato Brunetta e Renata Polverini, che lo avevano anche annunciata in aula, ma anche la compagna di Berlusconi, la deputata Marta Fascina.

LO SCOGLIO DEL SENATO -Dopo il sì ottenuto dai deputati, Conte si è poi presentato a Montecitorio per ottenere dai senatori il via libera alla riforma del Mes in vista del Consiglio europeo del 10 e 11 dicembre. Un Fondo salva stati che il premier ha definito “obsoleto” nella sua forma attuale, ricordando tuttavia che “resta nella piena disponibilità delle camere la scelta definitiva dell’adesione dell’Italia al nuovo trattato” sul Mes.

Intanto non si terrà neanche questa sera il Consiglio dei ministri sul Recovery Fund già atteso nelle giornata di ieri, poi saltato.

ANCORA SCONTRO SUL RECOVERY PLAN – Se sul Mes Conte e Italia Viva hanno ricucito lo strappo, resta altissima la tensione sulla gestione del dossier Recovery Plan, che i renziani non vogliano affidare alla cabina di regia prevista dal premier.

“Se non si ritira la task force, io e la ministra Bellanova pronte alle dimissioni”, ha annunciato la la ministra delle Pari opportunità Elena Bonetti a ‘The Breakfast Club’ su Radio Capital. “Per essere al servizio dell’Italia serve collaborazione per progetti concreti di rilancio. Ma serve farlo con il governo. Io ho giurato sulla Costituzione italiana, che prevede un processo democratico che deve essere tutelato. Nel momento in cui non fossi messa nelle condizioni di rispettare questo giuramento, anche per coscienza personale, sì sarei pronta anche a dimettermi”, ha spiegato l’esponente del partito di Renzi.

Una posizione subito criticata dal ministro degli Affari Regionali, il dem Francesco Boccia. “Se ne assumerà le sue responsabilità, come il suo partito. Credo molto nell’alleanza tra la sinistra, il M5S e i partiti che ci credono. Chi non ci crede più se ne assume la sua responsabilità”.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia