Sono 17.083 i nuovi casi di Coronavirus in Italia, secondo il bollettino quotidiano pubblicato dal Ministero della Salute, quasi 4mila in più rispetto a ieri, quando si erano ‘fermati’ a 13.114. Con questi numeri salgono così a 2.955.434 il numero di persone che hanno contratto il virus, compresi guariti e deceduti. Le vittime nelle ultime 24 ore sono state 343, quasi cento in più rispetto a quelli comunicati un giorno fa.

Scende al 5,1%, rispetto al 7,7 per cento di ieri il tasso di positività: sono stati infatti processati 335.983 tamponi, ben 165mila in più in confronto al dato di lunedì. Vuol dire, in altri termini, che su 100 tamponi eseguiti più di 5 sono risultati positivi.

Le persone guarite o dimesse dall’inizio del monitoraggio sono invece 2.426.150 complessivamente, di cui 10.057 nelle ultime 24 ore.

Quanto al numero di persone attualmente positive al virus, siamo oggi a 430.996: di questi quelli ricoverati nei reparti di terapia intensiva sono 2327, in aumento di 38 nel saldo quotidiano tra ingressi e uscite. Gli ingressi giornalieri sono stati ben 222. I pazienti ricoverati nei reparti ordinari sono invece 19.570, in aumento di 458 unità rispetto a lunedì.

La Lombardia è la prima regione in Italia per numero di contagi: sono 3.762 i nuovi casi accertati nelle ultime 24 ore. È quanto emerge dai dati del Ministero della Salute. Seguono la Campania con 2.046 casi in più rispetto a ieri e l’Emilia Romagna con 2.040 nuovi positivi.

BOLOGNA ZONA ROSSA, REGIONE ARANCIONE SCURO – In Italia si fa preoccupante la situazione epidemia in Emilia Romagna, dove con ordinanza del presidente Stefano Bonaccini l’intera Regione si è colorata di arancione scuro, con Forlì unica eccezione.

Va peggio a Bologna, dove il sindaco Virginio Merola ha deciso per la zona rossa da giovedì 4 marzo fino al 21 marzo. Chiuse quindi non sole le scuole ma anche tutte le attività commerciali non essenziali.

NOVITÀ VACCINI ‘MONODOSE’– “Bisogna valutare la possibilità della singola dose per quanto riguarda Pfizer e Moderna, e fare la seconda più avanti rispetto a quanto previsto dalle linee guida, vista la carenza e il fatto che è dimostrato che la prima dose è comunque molto protettiva”. Lo ha detto Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla Salute, ai microfoni di Sky Tg24. “La decisione – ha affermato – spetta al Cts in seno all’Aifa. Il principio non può essere molto diverso da chi ha avuto il virus e fa il vaccino entro i 6 mesi. Una cosa è certa: si può andare oltre le 3/4 settimane indicate”.”Il meccanismo si inceppa a livello regionale – ha aggiunto – alcune Regioni sono indietro perché c’era già una sofferenza dei dipartimenti di prevenzione”.

Redazione

Autore