Contrarre il Covid sarà considerato “infortunio sul lavoro” anche se ci si è rifiutati di fare il vaccino. E vale anche se il lavoro in questione è l’operatore sanitario, magari coinvolto nella campagna di vaccinazione e più esposto al rischio contagio.

Lo ha chiarito la stessa Inail, con una nota inviata alla direzione regionale della Liguria che aveva chiesto chiarimenti in merito alla mancata adesione da parte di alcuni sanitari del Policlinico San Martino di Genova alla campagna vaccinale.

L’ente assicurativo ha definito il rifiuto di vaccinarsi come “esercizio della libertà di scelta del singolo individuo” rispetto a un trattamento sanitario che “seppur fortemente raccomandato non può essere condizione a cui subordinare la copertura assicurativa”. Viene specificato però che un eventuale lavoratore contagiato non avrebbe diritto al risarcimento “perché colpevole di comportamento negligente”.

Per l’Inail la decisione è in linea con ciò che prevede l’articolo 42 del DL n. 18/2020 poi convertito in legge 27/2020, secondo cui la copertura assicurativa “non è in alcun modo condizionata a comportamenti diligenti o collaborativi da parte dei lavoratori interessati”. L’ente ha comunque riconosciuto il comportamento come “colposo”, parlando anche di casi in cui si violi “l’obbligo di utilizzare i dispositivi di protezione individuale”.

L’Inail ha anche escluso che il rifiuto del vaccino configuri per il lavoratore l’essersi assunto un “rischio elettivo”, che la giurisprudenza ha definito come una decisione volontaria “svincolata da qualsiasi forza maggiore” che abbia causato un infortunio sul lavoro. “Il rischio di vaccinarsi – spiegano all’Inail – non si può configurare come assunzione di un rischio elettivo, in quanto il rischio di contagio non è certamente voluto dal lavoratore“. Tesi che si appoggia anche sull’assenza di un vero e proprio obbligo di aderire alla campagna vaccinale.

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Napoletano, Giornalista praticante, nato nel ’95. Ha collaborato con Fanpage e Avvenire. Laureato in lingue, parla molto bene in inglese e molto male in tedesco. Un master in giornalismo alla Lumsa di Roma. Ex arbitro di calcio. Ossessionato dall'ordine. Appassionato in ordine sparso di politica, Lego, arte, calcio e Simpson.