Si apre uno spiraglio per Alfredo Cospito, l’anarchico in sciopero della fame dal 20 ottobre scorso. La Corte Costituzionale ha deciso che sarebbe contrario alla Carta non concedere le attenuanti e in questo modo apre la via affinché non ci sia la condanna all’ergastolo per l’attentato con pacchi bomba alla scuola dei carabinieri di Fossano che non provocò morti e nemmeno feriti. I giudici della Consulta dicono si al bilanciamento tra attenuanti e aggravanti, accogliendo in pratica il senso dell’iniziativa della corte di assise di appello di Torino che avevano mandato gli atti alla Corte Costituzionale.

Era stato il difensore di Cospito Flavio Rossi Albertini a sollecitare il coinvolgimento della Consulta, Anche ieri in udienza il difensore ha spiegato: “La pena fissa è incostituzionale perché non consente di parametrare la pena all’offesa. Il mio assistito ha visto transitare la pena da 15 anni all’ergastolo”. Il legale ha sottolineato la singolarità della vicenda. Cospito era stato condannato a 20 anni di reclusione. Il procuratore generale di Torino ricorreva in Cassazione contestando non più la strage comune ma la strage politica, il reato di attentato alla sicurezza dello Stato che non era stato utilizzato nemmeno per i raid con cui furono uccisi i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. La Cassazione dava ragione al pg ordinando il processo che è tuttora in corso e dove l’accusa ha già chiesto l’ergastolo.

Nell’udienza davanti alla Consulta l’avvocatura generale dello Stato ha sostenuto la necessità di non concedere attenuanti nel caso specifico perché ci sarebbe in questo modo un vulnus nei processi di mafia. Per l’avvocatura «c’è un equivoco di fondo da parte della corte di assise di appello di Torino, l’affermazione che laddove non ci sono morti la strage è di lieve entità. È come dire che la strage per motivi politici deve richiedere un pericolo concreto e quindi la morte delle persone. Ma così siamo fuori dalla norma. Si aprirebbe una breccia per tutti i reati di pericolo con conseguenze su altri reati gravi come l’associazione mafiosa. Il reato non punisce l’azione di un pazzo ma chi vuole attentare alla sicurezza dello Stato. L’anarchico non agisce isolato, dietro c’è una ideologia basata sull’idea che l’insicurezza possa vincere».

La Consulta ha dato torto all’avvocatura che aveva sostenuto la tesi del pg di Torino. La difesa di Cospito esprime soddisfazione perché la decisione riaprirà una volta evitato l’ergastolo la battaglia per uscire dal 41 bis. «Domani (oggi per chi legge, ndr) vedrò Cospito e vedremo che cosa fare. Lui non mangia pasta, carne pesce da 180 giorni. Non avremmo mai pensato che sarebbe arrivato vivo al 18 di aprile. Ha perso 50 chilogrammi e la capacità di deambulare per il male a un piede conseguenza di danni neurologici».

Oggi Cospito riceverà anche la visita del medico di fiducia Andrea Crosignani che con ogni probabilità gli spiegherà cosa fare per tornare ad alimentarsi normalmente. La decisione della Consulta rimette in discussione l’applicazione del 41bis ma per continuare a combattere Cospito dovrà riprendere a mangiare. La battaglia sarà lunga ma c’è il primo segnale di un successo dopo i ripetuti no sia della Cassazione sia dei giudici di sorveglianza alla fine del carcere duro. L’obiettivo è quello di ottenere almeno il passaggio all’alta sorveglianza che comporterebbe meno restrizioni. Per avere il libro di Borges che aveva prenotato Cospito ha aspettato un mese e mezzo.

«Apprendiamo finalmente – è il commento del legale Rossi Albertini una notizia incoraggiante per tutti e tutte coloro che quotidianamente sono chiamati ad applicare il diritto o a subirne l’applicazione. La decisione di quest’oggi della Corte costituzionale restituisce finalmente dignità alle questioni giuridiche sottese alle vicende umane, non ultima quella di Alfredo Cospito. Rifuggendo dai tentativi di politicizzare le singole vicende giudiziarie il Giudice delle leggi ha riconosciuto l’incostituzionalità dell’art. 69 comma IV nella parte in cui non prevede la possibilità della prevalenza delle attenuanti sulla recidiva reiterata per i reati per i quali è prevista la pena fissa dell’ergastolo. Come avevamo sempre affermato fin dall’udienza del 5 dicembre scorso e ribadito quest’oggi la pena fissa dell’ergastolo è ex se indiziata di incostituzionalità e il divieto di bilanciamento acuisce questo giudizio, impedendo al Giudice della cognizione di individualizzare la pena per il fatto commesso dall’imputato. La Corte ha condiviso il ragionamento della difesa. Un grande successo per il diritto e per la vicenda giudiziaria involgente Alfredo Cospito».