Tetto al prezzo del gas, aiuti all’Ucraina, stretta sull’Iran, ingresso della Bosnia. E migranti, vexata quaestio. “Su cui servono passi avanti”, ha detto Giorgia Meloni. La scaletta degli interventi al Consiglio d’Europa era densa. È il primo Consiglio europeo per la neo premier, che per rafforzare l’asse mediterraneo incontra riservatamente, a monte del vertice, il primo ministro greco, Kyriakos Mitsotakis.

Emozionata, la leader di Fdi ha debuttato sedendo accanto alla presidente Roberta Metsola nell’incontro preliminare. E – lei che con il gruppo di Visegrad si era sempre detta restia all’allargamento ad Est – si è poi trovata ad alzare la mano per prima e dare il via libera allo statuto della Bosnia-Erzegovina come Paese candidato ad entrare nell’Unione. Un consiglio europeo che si apre sulla scorta del controverso caso Qatar, con il terremoto giudiziario che scuote tutta Bruxelles, e non più solo il Parlamento europeo. Gli emissari qatarini, messi al bando dalle istituzioni blustellate, sono il nuovo stigma.

Metsola lo evidenzia: «A partire da oggi, sto mettendo insieme un ampio pacchetto di riforme perché sia pronto nel nuovo anno. Includerà un rafforzamento dei sistemi parlamentari di protezione degli informatori (whistleblower). Un divieto a tutti i gruppi di amicizie non ufficiali, la revisione del controllo delle regole del nostro codice di condotta e uno sguardo completo e approfondito su come interagiamo con i paesi terzi». E se il parlamento ha approvato in tutta fretta una risoluzione contro la corruzione, per la Procura europea è stata la giornata della richiesta di revoca dell’immunità di Eva Kaili per sospetta frode a danno del bilancio della Ue. E la stessa revoca è stata chiesta anche per la deputata Maria Spyraki (Ppe), non coinvolta ufficialmente nel Qatargate.

Dentro il Consiglio europeo, l’agenda ha provato a tenere la barra a dritta sull’energia, tema non del tutto svincolato dall’amicizia con il Qatar. Qualcuno a Roma potrebbe ricordare, forse, la visita di Luigi Di Maio e Claudio Descalzi a Doha, condita da elogi sperticati sulla affidabilità del Qatar. Ma torniamo a Bruxelles: Meloni sullo scandalo chiede che “sia fatta piena luce”. «La reazione – ha sottolineato – deve essere ferma, decisa. Si deve andare fino in fondo e non si deve fare sconti, ne va della credibilità dell’Unione, ne va della credibilità delle nostre nazioni». Poi la premier è entrata nel vivo. Partendo dalla necessità di trovare una soluzione sul price cap per il gas. E come il tempo speso per trovare un’intesa sul meccanismo di riduzione del prezzo sia in contraddizione con la competitività dell’industria europea nei confronti degli altri concorrenti globali.

La premier avrebbe anche evidenziato la necessità di rispondere tempestivamente ai bisogni crescenti di famiglie e imprese. E qui l’eco arrivava da Francoforte, dove in mattinata la Bce ha pensato bene di aumentare i tassi, facendo scattare l’allarme di molti, in Italia. Imprese, risparmiatori e consumatori alle prese con un rialzo del costo del denaro che puntando a frenare l’inflazione, impatta primariamente sugli acquisti mediati dai prodotti finanziari. E l’Italia, che ieri si è attestata come fanalino di coda nell’acquisto di automobili in Europa, vedrà rallentare anche il mercato immobiliare. Si fa portavoce della protesta il ministro della Difesa, Guido Crosetto. «Non ho capito il regalo di Natale che la presidente Cristine Lagarde ha voluto fare all’Italia».

E poi con un tweet indica un grafico che mostra la netta caduta del prezzo di un Btp di prossima scadenza: “per chi non avesse capito l’effetto di decisioni prese e comunicate con leggerezza e distacco” è il commento. Intanto dei fondi europei da prendere ci sarebbero, e sono quelli destinati alla sanità e alla ricerca scientifica del Mes. Il Trattato che istituisce il fondo non è stato neanche ratificato dall’Italia, che sta prendendo tempo con la decisione di ‘congelare’ il Meccanismo Europeo di Stabilità. Per uscire dall’impasse e scoprire le carte, ieri il Pd ha depositato una proposta di legge di autorizzazione alla ratifica. «Abbiamo l’obbligo di rafforzare la stabilità della Zona euro e la sicurezza dei risparmiatori. Lo dobbiamo per non isolarci o dare prova di inaffidabilità in Europa in una fase così delicata», ha detto il primo firmatario della pdl e vicepresidente del gruppo Pd alla Camera, Piero De Luca.

I dem hanno detto di augurarsi che «Alle parole di Meloni, in piena sintonia con la linea del Governo Draghi, seguano fatti concreti e coerenti di rottura con quanto fatto finora. Sulla gestione delle politiche migratorie, sulla ratifica della riforma del Mes sull’attuazione del Pnrr, l’esecutivo, infatti, è stato finora ambiguo e confuso ponendo l’Italia a rischio isolamento europeo. Speriamo sia solo una falsa partenza che venga corretta e smentita subito dai fatti». D’accordo Matteo Renzi: «Dire No al Mes significa andare contro l’interesse degli italiani. Sì al Mes, subito».

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.