L'alert del Quirinale
Mattarella boccia l’autonomia padana e chiede alla Meloni il rispetto del Pnrr

E l’arbitro ha dovuto fischiare il richiamo per la seconda volta. I Qurinale’s watcher, gli analisti del Colle, ne contano in realtà già tre di fischi di richiamo: il primo fu sul Covid, quando Mattarella si raccomandò di non abbassare la cautele e arrivò quando il governo mosse i primi passi per riabilitare in corsia i medici no vax e togliere la mascherine. Il secondo intervento, quanto mai necessario, capitò quando dalla sera alla mattina il capo dello Stato dovette usare tutta la sua influenza per spegnere l’incendio con Parigi causa navi delle ong e migranti.
Il terzo fischio è arrivato ieri: intervenuto a Monza al primo festival delle Regioni, davanti ad una platea di governatori, il presidente della Repubblica ha messo in fila alcuni concetti che riguardano il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il primo e più importante è che l’impegno preso con la Ue di attuazione del Pnrr va “onorato e rispettato”. Al di là delle difficoltà burocratiche. Mattarella parla dopo giorni, una decina almeno, in cui il tema dei tempi e delle modalità di attuazione del Pnrr occupa gli interventi di molti ministri del governo, da Fitto a Pichetto Fratin passando per Salvini che ha già deciso che “è impossibile realizzare tutto entro il 2026”. Soprattutto, Mattarella interviene dopo che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in ben due occasioni – la prima fu l’intervista al Corriere della sera, la seconda ieri dallo stesso palco del Festival delle regioni – spiega in modo più o meno esplicito che il governo Draghi è responsabile dei ritardi che il governo attuale deve affrontare.
Draghi tace. Anche perché se parlasse, potrebbe scatenare l’inferno e, di conseguenza, i mercati. Tutta l’azione del governo Draghi è stata finalizzata a rispettare il cronoprogramma imposto da Bruxelles. E se oggi risultano spesi una quindicina di miliardi meno del previsto, è perché senza dubbio da luglio, quando il governo è stato dimissionato, la sua azione è stata meno efficace. Ovviamente il Quirinale rifiuta questo tipo di lettura della tempistica e degli interventi del capo dello Stato. «Non c’è alcun dossier del governo sul tavolo del capo dello Stato», si taglia corto per evitare di essere tirati per la giacca da una parte o dall’altra. Non c’è dubbio però che il Quirinale ha tenuto in grande conto gli alert risuonati in queste ore da parte di Corte dei Conti, Bankitalia e Ufficio parlamentare del bilancio sulle misure fiscali, relative all’uso del contante e della moneta elettronica contenute nella manovra che “sono in contraddizione con la spinta innovatrice e la lotta all’evasione fiscale che sono due riforme fondamentali del Pnrr”.
Mattarella ha parlato, quindi. Davanti ai governatori non ha nascosto “le difficoltà burocratiche” per l’attuazione del Piano, ma ha sollecitato tutti i livelli di governo a un impegno comune e ha richiama tutti al rispetto di quel patto, nato proprio su richiesta italiana nell’infuriare della pandemia. C’è consapevolezza delle difficoltà decennali della pubblica amministrazione, ma la posta in gioco è molto alta: l’Italia è “di gran lunga il maggiore beneficiario” del programma Next generation Ue e da questo piano dipende il futuro dell’Italia “ben oltre” il termine fissato nel 2026. Il Presidente ha sottolineato anche come «le diseguaglianze tra le persone e i territori costituiscono le più gravi fonti di inefficienza economica e il Pnrr consente di affrontarle in modo nuovo, integrando politiche per la crescita e politiche di coesione». Nulla sarà facile. «Ma è proprio dal Pnrr che giungerà nuova linfa per l’innovazione e le infrastrutture, oltre che per digitalizzazione e transizione ecologica e coesione sociale».
Insomma, basta mettere le mani avanti e dire non ce la facciamo. O, peggio, scaricare le colpe sul governo passato. Nel paese c’è «ampia condivisione circa la necessità di completare il programma di riforme e, per quanto riguarda gli investimenti, di considerare un’assoluta priorità gli obiettivi individuati dal Piano per far crescere l’economia all’insegna della sostenibilità e dell’uguaglianza». E dinanzi a sfide di questa portata «è richiesto l’impegno convergente delle istituzioni e di tutte le forze politiche e sociali. Un impegno che abbiamo assunto in sede europea e che va, ovviamente, onorato». L’agenda del presidente Mattarella è fitta di impegni. Ieri all’ora di pranzo era già di ritorno a Roma dove nel pomeriggio ha partecipato a un convegno sul carteggio completo e finora riservato tra Segni e i costituzionalisti. Tra poco diventerà un volume. Stamani tornerà a Milano per prendere parte alla cerimonia in Bocconi presieduta dal senatore a vita Mario Monti.
Alla stessa cerimonia è invitata anche la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. I due presidenti saranno insieme a colazione e, in serata, saranno entrambi nel palco d’onore alla Scala per la prima dedicata al “Boris Godunov” del russo Modest Musorgskij. Qui incontreranno anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Che ieri, a Tirana per il vertice sui paesi balcanici, ha voluto bacchettare Bruxelles in vista del Vertice della prossima settimana: «La proposta sul tetto al prezzo del gas non è sufficiente. Così come non lo è l’iniziativa sui migranti». Poi Meloni ha preferito glissare sulle parole del capo dello Stato sul Pnrr. Anzi, ha detto, “ne condivido la sostanza”. Il giorno prima proprio a Monza aveva usato parole diverse. E ha buttato acqua sul fuoco sulle critiche di Bankitalia. «Non sono sostanziali, la manovra è ben fatta». Doveva spiegarlo prima al suo sottosegretario Fazzolari.
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