Forniti dagli Stati uniti per la prima volta a Israele durante la prima guerra del Golfo quando gli americani schierarono nel Paese mediorientale l’ombrello protettivo più famoso al mondo, il sistema antimissilistico che intercettò quasi tutti gli Scud sparati dall’artiglieria di Saddam Hussein arriverà presto anche in forza del sistema di difesa di Kiev come annunciato ieri da Biden durante il discorso congiunto con Zelensky al Congresso Usa, insieme ad altre due miliardi di nuove armi.

L’Ucraina riceverà il sistema di difesa Patriot: una batteria composta da otto lanciatori, la stazione di controllo e il radar. Saranno necessari 90 militari che dovranno seguire un periodo di addestramento complesso. Dmitrij Peskov, che del Cremlino è il portavoce, anche nei giorni scorsi è stato lapidario: “I Patriot saranno il bersaglio numero uno dei nostri sistemi, perché sono una minaccia imminente e non fanno che peggiorare il conflitto”.

Se gli scudi funzionassero proteggerebbero pure dai cruise, dagli aerei e dai droni. Sono un’arma completa, in costante evoluzione da decenni. Integrandoli, le difese ucraine farebbero un enorme salto di qualità, se non fosse che ci sono tante incognite, a partire dal tempo: servirà almeno un mese, se non due, per insegnare agli ucraini come usarli.

Per proteggerli sarebbero necessarie difese stratificate. Ogni sistema Patriot è infatti immobile, occupa molto terreno – un chilometro quadrato circa -, perché abbina radar, posti di comando e lanciatori. Emette un’infinità di onde elettromagnetiche, facile preda degli aerei che Mosca ha inzeppato di sensori come il 20 Coot. Anche i satelliti e i droni russi che scandagliano il territorio ucraino potrebbero facilmente individuarli.

Ai jet russi non servirebbe avventurarsi in Ucraina: a fare il lavoro sporco ci penserebbero i Su-35 e i missili Kh-31 da oltre 200 chilometri di raggio, accompagnati da droni-kamikaze, cruise e ordigni balistici. Persi i radar, i Patriot sarebbero del tutto impotenti.

L’annuncio della fornitura dei missili Patriot nasconde un segnale politico e militare. Per dimostrare nuova solidarietà, insieme al maxi stanziamento di fondi, è una mossa per accrescere l’ombrello anti-aereo anche se questo equipaggiamento da solo non basta. Kiev riceverà una batteria composta da otto lanciatori (ognuno in grado di sparare 4 ordigni), la stazione di controllo e il radar. Saranno necessari 90 militari che dovranno seguire un periodo di training complesso. Almeno 13 settimane per gli addetti al tiro e ben 53 per chi deve occuparsi della manutenzione. Sono tempi lunghissimi specie mentre la guerra incombe devastante. Il sistema ha un raggio d’azione tra le venti e le cento miglia (30 e 160 chilometri) ed è nato per il contrasto di missili balistici, infatti è stato schierato in Medio Oriente per arginare la minaccia dei vettori di produzione iraniana.

La rete elettrica ucraina è martoriata da incessanti bombardamenti russi che si protraggono da settimane, colpita sia dai missili da crociera russi anche molto vecchi, sia dai droni kamikaze forniti dall’Iran. Mosca sta tentando di saturare le difese avversarie lanciando un gran numero di ordigni, alcuni con il solo obiettivo di distrarre o attirare la contraerea.

Secondo gli esperti una protezione per essere efficace deve essere estesa all’intero territorio, con un’integrazione di armamenti diversi e radar. Sarebbero necessari contro i droni sistemi comandabili da un solo uomo come mitragliere pesanti, gli Stinger, gli S 300, gli Hawks o i modernissimi Nasams.

Redazione

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