La comunicazione terroristica, si sa, attira lettori e spettatori.
Sull’altare del click ogni fatto di cronaca, ogni fenomeno, viene trasformato in una perenne emergenza.
Lo abbiamo visto questa estate: il cambiamento climatico è in corso da anni, eppure, per un mese, abbiamo visto titoloni sull’emergenza e annunci di disastri imminenti.

Passato il caldo, con l’arrivo dell’autunno, è arrivato il momento dell’emergenza Covid. Un classico sempreverde. I contagi in rialzo, anziché essere trattati come un dato con cui convivere (grazie alla scienza che ha prodotto nuove cure e ai vaccini), come ha sottolineato saggiamente il professor Bassetti, sono diventati subito uno strumento per la comunicazione della paura e anche, come accade per il clima, per una battaglia ideologica.

Niente di cui sorprendersi. Il maledetto virus è stato al centro dell’agenda politica della sinistra e del M5S dopo tutto: le dirette Facebook di Giuseppe Conte, la caccia ai runner, il libro di Roberto Speranza che parlava del Covid come di un’occasione per ricostruire un’egemonia culturale. Perché quindi, non provare nuovamente a cavalcarlo? Ed ecco allora spuntare anche i soliti scienziati, come il professor Ricciardi, già consulente del Ministro Speranza, con tweet catastrofisti sull’inizio del nuovo anno scolastico. Come se i ragazzi non avessero patito abbastanza didattica a distanza e mascherine in classe, con aumento di disturbi dell’alimentazione e depressione. Per non parlare poi di quello che hanno patito gli studenti con disabilità, per cui la socialità è un elemento ancora più importante.

Il fatto tragico poi è che, se non bastassero i fan dei lockdown, tutto questo allarmismo sta facendo tornare attivi anche i no-vax, che concentrati come erano sul clima e sulla guerra in Ucraina, stavano lentamente facendo perdere le loro tracce. È così difficile, ci chiediamo, trattare il Covid come un virus fastidioso ma controllabile, proteggersi se si ritiene importante farlo e smetterla di gridare alla catastrofe?

L’unica catastrofe all’orizzonte infatti, è quella del sistema sanitario. Anziché invocare i lockdown, certi commentatori avrebbero fatto meglio ad invocare il Mes sanitario. Quel prestito a condizioni vantaggiose che ci avrebbe consentito di investire 37 miliardi per i nostri ospedali. Quel prestito che il Governo Conte si è rifiutato di accettare. La differenza è tutta culturale: se si hanno a cuore la libertà, la crescita, la salute dei cittadini, si potenzia la sanità. Se l’obiettivo è quello di trasformare gli avvenimenti in strumenti di propaganda ideologica, allora si pongono divieti e limiti. Noi riformisti non abbiamo dubbi.