Cautela, cautela, cautela. È quella che mantengono e raccomandano gli scienziati e il governo del Regno Unito a proposito del crollo dei positivi al coronavirus proprio nel Paese europeo che prima degli altri ha conosciuto l’impennata dei nuovi contagiati a causa della diffusione della variante Delta. Il dato, o la notizia: per il sesto giorno consecutivo, nonostante le riaperture di lunedì 19 luglio, i nuovi casi di coronavirus sono in calo. Ma Downing Street e gli esperti sono cauti nel dichiarare un punto di svolta dell’emergenza. E i dirigenti dell’NHS, il sistema sanitario nazionale inglese, hanno scritto una lettera inviata al premier Boris Johnson avvisando che gli ospedali sono sotto pressione quasi come a gennaio scorso.

I contagi sono crollati al livello più basso nelle ultime tre settimane a 24.950 casi. Un calo del 21% da settimana a settimana dal picco di 54.674 positivi del 17 luglio. Il portavoce del premier ha comunque fatto notare che l’impatto delle riaperture del 19 luglio ancora non è riflesso in questi numeri. “Freedom day” confermato, nonostante i numeri in aumento della pandemia, con l’ultimo step di riaperture che era stato criticato come “un esperimento pericoloso, illogico e anti etico” in un appello di 122 medici e scienziati pubblicato sulla rivista Lancet. Downing Street ha fatto sapere intanto che entro il fine settimana saranno operativi 500 siti di test sul posto di lavoro per consentire a categorie di lavoratori essenziali di utilizzare i test come alternativa all’isolamento in caso di contatto con qualche contagiato.

I pazienti ricoverati negli ospedali in Inghilterra sono più di cinquemila. È la prima volta dal 18 marzo scorso: questo il dato che preoccupa gli scienziati. La settimana scorsa, in Inghilterra, i pazienti ricoverati in reparti ordinari sono saliti del 33%, del 31% quelli ai letti forniti di ventilatori. Tutte le Regioni hanno visto crescere i ricoveri, con un incremento a Londra del 48%. Le ospedalizzazioni e le morti, in tutto il Regno Unito, sono salite in sette giorni rispettivamente del 27 e del 50%, come riportato dal Guardian.

Non sono chiari agli scienziati i motivi del crollo dei nuovi contagi. Jeremy Farrar, a capo della Wellcome Trust, ente di beneficenza, e membro del Sage (Scientific Advisory Group for Emergencies), ha dichiarato che è troppo presto per sapere se il picco è passato o meno ma “si può celebrare una riduzione nell’impennata dei contagi”. La gente è stata “molto più cauta di quanto forse qualcuno aveva immaginato solo dieci giorni fa”. Quasi nove adulti su dieci, l’88,1%, hanno ricevuto una prima dose di vaccino, mentre il 70,5% della popolazione adulta ha finito il ciclo con la somministrazione di richiamo. L’Istituto Nazionale di Statistica (Ons) stima che circa il 92% delle persone adulte in Inghilterra hanno anticorpi per via dei vaccini o per aver contratto il covid-19. La soglia per l’immunità di gregge è definita “incerta”, e che il crollo dei casi non sia dovuto unicamente all’immunità è spiegato dalla forma della curva: “Ci si attende un picco più lungo se guidato dall’immunità. ‘Questo può ancora accadere, certo, se quello che stiamo vedendo è un calo a breve termine, seguito da un’altra crescita e quindi da un calo’, dice il Professor Rowland Kao, un epidemiologo dell’Università dell’Edimburgo”.

I motivi del crollo

Sempre il Guardian, che alla tendenza ha dedicato parte della prima pagina e due pagine di approfondimenti, scrive che il crollo può essere dovuto sia alla chiusura delle scuole che alla riduzione dei test (di circa l’8%). Centinaia di migliaia di persone sono poi state messe in isolamento nelle ultime settimane su segnalazione dell’app del Servizio Sanitario Nazionale, riducendo la trasmissione. App che è stata comunque cancellata da molte persone, soprattutto giovani, di recente. Altro fattore chiamato in causa è l’estate, quando le infezioni respiratorie in genere crollano. La piccola ondata di caldo ha giocato probabilmente il suo ruolo.

“Non dobbiamo essere soddisfatti – ha osservato il Professor Iain Buchan – ci sono alcune comunità, in particolare nelle aree svantaggiate, dove la campagna vaccinale deve ancora fare molta strada”. Le statistiche ufficiali riportano un 60% dei ricoverati che non ha ricevuto il vaccino. La tendenza potrà diventare più convincente se il report settimanale (che esce il venerdì) dell’Istituto di Statistica continuerà a registrare il calo. E l’impatto delle aperture sarà chiaro solo dalla settimana che comincerà il 2 agosto, come sostenuto da Graham Medley, professore alla London School of Hygiene an Tropical Medicine e presidente del sotto-gruppo Sage sui modelli pandemici, che ha ipotizzato come nei prossimi mesi l’emergenza potrebbe andare incontro sia a nuovi picchi che a nuovi crolli.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.