Il direttore del Riformista Piero Sansonetti dice la sua sulla morte di Raffaele Cutolo. “Cutolo era uno dei capi della camorra. E’ morto in carcere dopo circa 60 anni di detenzione a quasi 80 anni. Stava molto male. Da più di un anno i suoi avvocati chiedevano i domiciliari perché delle perizie mediche stabilivano che stava molto male. Anche il nostro giornale ha chiesto che si rispettassero le regole della civiltà e di dare i domiciliari a Cutolo. Questo perché era anziano, non più pericoloso, perché era malato. Perché ha i diritti umani come tutti gli altri esseri umani“.

La magistratura, però, ha risposto di no perché le sole perizie non bastavano. In fondo – prosegue Sansonetti – non stava così male e non c’era motivo di liberarlo. Per i magistrati era addirittura pericoloso. Cutolo è stato il capo di un gruppo camorristico del tutto annientato, disperso, in gran parte addirittura morto per motivi di età”.

“Non c’è più nessuno dei suoi uomini in giro. Ma hanno detto di no. Lo volevano far morire in carcere ed è morto in carcere. E’ stata rispettata l’idea che la legge è vendetta, la giustizia è vendetta come secoli fa. Questo principio è stato affermato e oggi molti sono soddisfatti“.

Ancora ieri la direzione antimafia ha chiesto – conclude Sansonetti – che non solo non venga attenuato il 41 bis, ma addirittura inasprito. Ha detto che è l’unico modo per tagliare i legami tra i condannati e le organizzazioni alle quali appartengono. Noi abbiamo un suggerimento. C’è un modo più sicuro: fucilateli. Se quello è il principio che bisogna trovare il modo più semplice e la civiltà è un orpello abbiate il coraggio di fucilarli!“.