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Dal Vinitaly un messaggio forte: no al Nutriscore, il vino è salute, cultura, convivialità
Il pericolo di degradare il vino nel girone europeo dei dannati era già stato scongiurato nel febbraio scorso. Il Parlamento europeo, infatti, ha approvato una serie di emendamenti al Beca, il Beating Cancer Plan presentato dalla Commissione europea e assai contestato da tutto il mondo del vino italiano. Per l’Italia un successo su tutti i fronti. Sarà necessario distinguere il consumo moderato dall’abuso. Saranno esclusi gli avvisi ‘terroristici’ in etichetta simili a quelli presenti sui pacchetti di sigarette. Si potrà continuare a fare pubblicità al vino. Potranno continuare anche le sponsorizzazioni da parte di bevande alcoliche (per esempio la birra) di manifestazioni sportive (come la Champions League). Forse, non si poteva chiedere di più.
Tuttavia, secondo Unione italiana vini (Uiv) e Federvini, gli emendamenti al Cancer plan approvati dall’Europarlamento rendono parziale giustizia al mondo del vino e ai suoi consumatori moderati. L’attacco al settore, infatti, prevede altri round nel corso dell’anno, a partire dai piani dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) – al voto a maggio – fino alle iniziative europee su promozione, fiscalità ed etichettatura Nutriscore, in discussione nei prossimi mesi. Il Nutriscore è una proposta francese, adottata dal Belgio e dalla Germania, che risponde alla necessità della Commissione Europea di predisporre un sistema di etichettatura nutrizionale obbligatorio armonizzato a livello comunitario – da adottare entro la fine del 2022 – nell’ambito della “Farm to Fork Strategy”, un percorso verso un sistema alimentare più sano e sostenibile. L’etichetta ideata dalla Francia si chiama Nutri-Score e utilizza proprio l’immagine di un semaforo per assegnare un colore – e dunque un ‘pass’ o uno ‘stop’ – ad ogni alimento in base al livello di zuccheri, grassi e sale, calcolati su una base di riferimento di 100 grammi di prodotto. Ovviamente i cibi con luce verde sono da preferire rispetto a quelli con luce rossa.
Ecco perché, nel corso del Vinitaly da poco concluso a Verona, Federvini e Uiv, nel corso del convegno La cultura del vino: un modello mediterraneo, hanno auspicato una convergenza in nome del buon senso e di una corretta interpretazione delle evidenze scientifiche che trova nella Dieta mediterranea e nei consumi moderati alleati preziosi del prodotto enologico. D’altra parte, spiega nel corso del convegno Sandro Sartor, presidente dell’Associazione europea Wine in moderation, “il vino in Italia non è solo una bevanda alcolica, il suo percepito è parte integrante di un modello mediterraneo che è l’antitesi dell’approccio compulsivo. Un assunto, questo, confermato anche da una recente indagine Eurostat, che indica il nostro Paese come l’ultimo in Europa, dopo Cipro, per episodi legati al consumo eccessivo di alcol”. Gli fa eco il sottosegretario alle Politiche agricole Gian Marco Centinaio: “Il vino fa parte della Dieta mediterranea, è espressione della nostra cultura, dei nostri territori e soprattutto del nostro stile di vita – ha ricordato al convegno il sottosegretario alle Politiche agricole alimentari e forestali, Gian Marco Centinaio -. Un consumo moderato non nuoce alla salute, anzi, e siamo riusciti a riaffermare questo principio anche in Europa. Nove italiani su 10 bevono vino e lo fanno in modo responsabile. Fa parte della nostra identità”.
Per il presidente dell’Associazione europea Wine in moderation, Sandro Sartor: “È assolutamente condivisa dal settore la necessità, da parte delle istituzioni pubbliche, di implementare politiche efficaci per contrastare l’abuso di alcol. La filiera del vino lo sta già facendo e moltiplicherà gli sforzi per affermare sempre più il binomio vino-moderazione attraverso iniziative di formazione verso i wine lover, il mondo dell’enoturismo, degli enologi, dei sommelier e della cultura. il vino in Italia non è solo una bevanda alcolica, il suo percepito è parte integrante di un modello mediterraneo che è l’antitesi dell’approccio compulsivo. Un assunto, questo, confermato anche da una recente indagine Eurostat, che indica il nostro Paese come l’ultimo in Europa, dopo Cipro, per episodi legati al consumo eccessivo di alcol”.
Sul punto, si registra, sempre nel corso del recente Vinitaly, la presa di posizione dell’Alleanza delle cooperative italiane agroalimentari, il coordinamento nazionale costituito dalle associazioni più rappresentative della cooperazione italiana (Agci, Confcooperative, Legacoop), schierata con forza contro la demonizzazione del vino italiano. “Noi condividiamo pienamente gli obiettivi della Commissione Europea in materia di salute. L’Oms punta l’indice contro gli abusi. Tutti i consumi eccessivi sono dannosi”, premette Luca Rigotti, coordinatore del settore vitivinicolo dell’Alleanza Cooperative Italiane e presidente del gruppo trentino Mezzacorona. Ma aggiunge subito: “il vino fa parte del nostro patrimonio culturale oltre a essere un alfiere del made in Italy nel mondo e primeggiare nell’export dei nostri prodotti di qualità. Ippocrate padre della medicina scientifica, affermò che ‘il vino è cosa straordinariamente appropriata all’uomo se, nella salute come nella malattia, si amministra con giudizio e giusta misura, secondo la costituzione di ciascuno’. Sembra che 2500 anni non siano bastati. E noi oggi siamo qui per ribadirlo”.
Nel corso del talk A tavola? Un bicchier di vino organizzato proprio dall’Alleanza, intervengono esperti e istituzioni. Tra questi, il professor Luigi Moio, presidente Oiv (Organizzazione Internazionale della Vite e del Vino) ricorda che, per la sua naturalità e per i forti valori storici e culturali che trasmette, è necessario separare nettamente l’immagine del vino dalle altre bevande alcoliche. Nel valutare i suoi effetti bisogna necessariamente tener conto dell’intero stile di vita delle persone: nell’ambito di una vita sana ed equilibrata il suo consumo responsabile, legato ai pasti ed alla convivialità della tavola, è fonte di gioia. Non a caso, negli ultimi decenni, l’immagine del vino è cresciuta in un modo straordinario in tantissimi paesi dimostrando la sua vocazione universale”. Gli fa eco il professor Giorgio Calabrese, presidente del comitato nazionale della sicurezza alimentare del ministero della salute: “La nostra dieta ci insegna a consumare in modo equilibrato un po’ di tutto, senza eccedere. Anche il vino fa parte della Dieta Mediterranea”. Bisogna poi ricordare, continua, che “la salute non si tutela demonizzando un settore o un singolo prodotto che è legato alla cultura e allo stile di vita dell’Italia che è leader mondiale di longevità”.
Sulla stessa lunghezza d’onda è il ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Stefano Patuanelli: “Il vino è un prodotto che più di ogni altro contiene cultura, tradizione ed eccellenza e questo non è qualcosa di scollegato dalla salute”. Patuanelli assicura l’impegno del governo italiano, riconoscendo il contributo delle associazioni: “Contro i tentativi dell’Europa di introdurre etichette allarmistiche sul vino tutte le forze politiche e le associazioni di categoria hanno remato unite in una stessa direzione. Come per il Nutriscore, si tratta di una battaglia importante che ha come obiettivo la tutela di tutti i consumatori e non solo dei produttori”.
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