Non ci sta al pensionamento. Piercamillo Davigo ha presentato un ricorso al Tar del Lazio per chiedere l’annullamento della delibera del Csm che due giorni fa, lunedì 19 ottobre, ha dichiarato la sua decadenza dalla carica di consigliere a seguito del suo pensionamento dalla magistratura.

L’ex magistrato, che fu tra i protagonisti del pool Mani Pulite e che nelle scorse ore ha compiuto 70 anni, ha chiesto al tribunale amministrativo anche di sospendere in prima istanza la delibera che ha diviso il plenum del Csm.

Davigo da ieri è in pensione come magistrato e non fa più parte del Csm. Il sì alla decadenza è arrivato lunedì con una decisione presa a maggioranza dal plenum del Csm che ha quindi approvato la proposta avanzata dalla Commissione verifica titoli.

Un voto che ha segnato una spaccatura all’interno del plenum: 13 i voti a favore, 6 contrari e 5 astenuti per la decadenza di Davigo dalla carica di togato di Palazzo dei Marescialli, conseguenza del suo pensionamento per limiti d’età.

A votare a favore della decadenza di Davigo, che non ha partecipato alla rinione, sono stati il presidente e il procuratore generale della Cassazione, Pietro Curzio e Giovanni Salvi, il vicepresidente del Csm David Ermini, i tre togati di Magistratura Indipendente, i due del gruppo di Unicost, i consiglieri laici Lanzi, Cerabona, Donati e Basile. Contro la decadenza di Davigo è arrivato invece il voto dei tre togati di Autonomia&Indipendenza, il gruppo di Davigo, Ardita, Pepe e Marra, le togate di Area Chinaglia e Dal Moro e il laico M5s Gigliotti. Astenuti invece i laici Benedetti (M5s) e Cavanna (Lega) e i togati del gruppo Area Cascini, Zaccaro e Suriano.