Il caso
Straziante appello dei davighiani: “Toglieteci tutto ma non Piercamillo!”

Toglieteci tutto ma non Piercamillo Davigo! Mutuando la celebre pubblicità di una marca di orologi, i davighiani, alla vigilia del voto di lunedì che dovrà decidere sulla permanenza o meno del loro capo al Csm anche da pensionato, hanno lanciato in queste ore l’ultimo appello a tutti i consiglieri di Palazzo dei Marescialli. La presenza di Davigo al Csm è «una fortuna per la magistratura e per la collettività», si legge nel comunicato del coordinamento di Autonomia&indipendenza, la corrente fondata nel 2016 dall’ex pm di Mani pulite.
«Il percorso professionale di Davigo è ben noto, e si identifica con comportamenti irreprensibili e con il fermo contrasto ad ogni forma di illegalità e di scostamento dalle regole sia quando ha svolto funzioni giurisdizionali sia nel passato più recente quale componente del Csm», sottolineano i davighiani, terrorizzati di rimanere orfani dalla prossima settimana del loro insostituibile mentore. Martedì prossimo, infatti, Davigo compirà settant’anni e, per la legge, dovrà essere collocato a riposo. I recenti tentativi di allungare di due anni l’età massima per il trattenimento in servizio, svelati dal Riformista, sono tutti miseramente falliti. La prospettiva di Davigo fuori dal Csm pare angosciare terribilmente i davighiani i quali hanno rispolverato ancora una volta il mantra della durata quadriennale del mandato per i componenti del Csm.
Un escamotage per giustificare la permanenza, anche da pensionato, di Davigo a piazza Indipendenza. Questa narrazione, come ricordato anche dall’Avvocatura dello Stato, non sta assolutamente in piedi. Via dei Portoghesi, su richiesta della Commissione verifica titoli del Csm, ha inviato nei giorni scorsi un parere a proposito della possibile permanenza di Davigo una volta in pensione. Il parere, firmato direttamente dall’Avvocato generale dello Stato Gabriella Palmieri Sandulli, aveva stroncato le residue speranze dei davighiani. Il parere «doveva rimanere riservato, come atto interno non ostensibile, e invece il suo contenuto è finito sulla stampa». Un “modo di procedere” di cui A&i ha evidenziato la “singolarità”. Singolare, a detta di tutti, è che un parere pubblico sia stato secretato dal vice presidente del Csm e non reso immediatamente conoscibile.
I davighiani, poi, hanno colto l’occasione per ricordare l’ingiustizia patita dal loro capo due anni fa. «Pochi mesi addietro il Consiglio di Stato ha annullato una delibera del Csm che, nel 2018, aveva negato a Davigo la nomina a primo presidente aggiunto della Cassazione. Quella delibera illegittima era stata votata da 18 componenti contro un unico voto a favore di Davigo ed aveva completamente ignorato i suoi maggiori titoli», puntualizzano i davighiani, prima di terminare il loro grido di dolore con l’appello al Csm affinchè consenta ad «un magistrato che ha dato lustro alla giustizia di completare il compito per il quale migliaia di altri magistrati lo hanno eletto, garantendo l’autonomia e indipendenza del potere giudiziario». Giustificazione, quella del consenso popolare, molto berlusconiana.
Il Cav degli anni ruggenti del berlusconismo non perdeva occasione per ricordare i milioni di italiani che lo avevano votato, motivo per cui non poteva essere messo in discussione da alcuno. Lunedì pomeriggio, dunque, il voto in Plenum. A favore di Davigo si è già schierato il gruppo di Area, alleato di ferro dei davighiani al Csm. Una inversione ad “U” dal momento che a maggio del 2018 Giuseppe Cascini, capo delegazione delle toghe di sinistra, protestava con Palamara per l’eccessiva presenza in televisione di Davigo. Cascini, per arginare l’assedio mediatico di Davigo aveva anche chiesto all’allora zar delle nomine al Csm di intervenire con “Enrico Mentana”.
Area, per evitare colpi di mano, chiederà il voto palese, ribaltando la norma che prevede il voto segreto in caso di decadenza di un componente del Csm. Al voto la compagine togata parteciperà con un componente in meno. Il posto del giudice Marco Mancinetti, dimessosi oltre un mese fa, è ancora vacante. Il Csm sta “frenando” il subentro di Pasquale Grasso, primo dei non eletti ed esponente della destra giudiziaria, contraria alla permanenza di Davigo.
Lungo week end elettorale, infine, per le toghe. Da domenica a martedì si voterà per il rinnovo dell’Anm. Sono le prime elezioni dopo il Palamaragate.
© Riproduzione riservata