Dazi al 10% su tutte le merci importate dall’Unione europea e, in più, maggiori acquisti di gas liquido e materie critiche come il combustibile del nucleare. Sarebbe questa l’ultima controproposta, per arrivare a un accordo sulle tariffe, che gli Stati Uniti hanno presentato all’Ue la notte scorsa. Non solo. Dalla Casa Bianca fanno sapere che la data dell’entrata in vigore di nuovi dazi, cioè il 9 luglio, potrebbe slittare. “L’ultima parola – spiega una portavoce dell’Amministrazione americana – spetta sempre al presidente Trump”.

Francia e Germania divise

La novità di rilievo è che la proposta di The Donald getta scompiglio tra i 27 membri dell’Unione. L’Europa, infatti, si trova divisa in due blocchi. Il primo è capitanato dalla Germania. Il cancelliere Friedrich Merz spiega: “Ho incoraggiato e sollecitato la presidente della Commissione a raggiungere un rapido accordo con gli americani, dato che rimangono meno di due settimane di tempo utile per farlo”. Ma poi avverte: “Tuttavia, se non ci sarà un’intesa, l’Unione europea è pronta e in grado di adottare anche le proprie contromisure. Abbiamo sostenuto la presidente della Commissione anche in questa direzione, affinché agisca di conseguenza”. Non la pensa così, invece, il presidente della Francia, Emmanuel Macron, che invoca prudenza: “Il risultato migliore sarebbe quello di dazi zero. Se, alla fine, la scelta degli americani fosse quella di mantenere il 10% di dazi sulla nostra economia, ci sarà inevitabilmente una compensazione sui beni e sui prodotti venduti dagli americani sul mercato europeo”.

Per il presidente del Consiglio europeo, António Costa, “un accordo è sempre meglio di un conflitto, zero dazi è sempre meglio di un dazio, e l’incertezza è la cosa peggiore per la nostra economia. Dobbiamo dare certezze ai nostri investitori, ai nostri lavoratori, alle nostre aziende, il prima possibile”. Gli fa eco Apostolos Tzitzikōstas, commissario Ue ai Trasporti, al termine dell’incontro a Palazzo Piacentini con Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy: “L’Unione europea farà tutto ciò che è possibile per proteggere e supportare l’industria, sempre con rispetto alla posizione dei nostri partner strategici. Gli Stati Uniti sono un nostro alleato, un nostro amico e questo non cambierà. Presto troveremo un accordo e avrà benefici per entrambe le parti”. I vertici dell’Unione, però, sanno benissimo che Trump potrebbe giocare una carta che sta tenendo coperta da tempo: trattare singolarmente con ogni Stato europeo. Ciò spaccherebbe di certo il vecchio continente, visto che ci sono Paesi – come Germania e Italia – il cui export verso gli Usa è di vitale importanza per le aziende locali. Altri Stati, invece, hanno un interscambio praticamente nullo con il Nord America, e quindi non avrebbero interesse a un accordo nel quale a perderci fosse l’Europa.

Italia prudente

La posizione italiana non cambia e resta prudente. Giorgia Meloni sta giocando un ruolo di mediazione tra gli Stati Uniti e l’Unione europea al fine di raggiungere un accordo equo per tutte le parti in gioco. Secondo la premier, “i dazi al 10% invocati dagli Stati Uniti non sarebbero troppo impattanti sulla nostra economia”. La dichiarazione è stata pronunciata dopo aver cenato con Trump in occasione del vertice Nato. La spaccatura tra Germania e Francia sul dossier dazi potrebbe facilitare un’attività di pontiere da parte dell’Italia. Sebbene le strategie siano diverse, tutti sono consapevoli del fatto che un accordo deve essere raggiunto al più presto. L’approccio “burocratico” della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha creato non pochi mugugni tra gli Stati membri, che vorrebbero un ruolo più attivo e impattante da parte dell’esecutivo di Bruxelles.

L’accordo Cina-Usa

Buone notizie, invece, sul fronte cinese. Washington e Pechino hanno raggiunto un accordo sui dazi. Gli Stati Uniti “cancelleranno una serie di misure restrittive” al commercio cinese. Lo afferma il ministero del Commercio di Pechino in una nota. “Si spera che Stati Uniti e Cina si incontrino a metà strada”, ha affermato un portavoce del ministero del Commercio di Pechino in una nota, auspicando “uno sviluppo sano, stabile e sostenibile delle relazioni economiche e commerciali tra Cina e Stati Uniti”.

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