In queste ultime settimane il Ddl Zan sta infiammando il dibattito non solo politico, creando in alcuni casi anche delle tensioni sociali. Le posizioni sono diverse, ma precursori di ciò che prevede questo disegno di legge possono essere considerati i chirurghi estetici, impegnati ormai da tempo a soddisfare le richieste dei loro pazienti. Come sottolinea il prof. Giulio Basoccu, il chirurgo plastico “da questo punto di vista è promotore della libertà di espressione e indispensabile profusore di rispetto verso l’altro. Una posizione che, ancora oggi, qualcuno fatica ad elaborare”.

DDL ZAN E CHIRURGIA ESTETICA

Il chirurgo plastico non giudica i propri pazienti, ma si preoccupa solo di soddisfare le loro richieste: “Si parla di Ddl ZAN e non discriminazione– sottolinea Basoccu – Il desiderio è quello di offrire a tutti inclusione e protezione. Gli studi medico estetici, a pensarci bene, sono i luoghi per eccellenza dove da più di 30 anni (volendo essere “stretti di manica”) non c’è discriminazione. Uomini e donne per il medico, o a dirla tutta, per il medico oculato e professionale, sono solo pazienti. Non c’è orientamento, non c’è differenza o legittimità di sesso, non c’è richiesta più o meno giusta. C’è, ovviamente, la richiesta esaudibile e quella non etica, ma quest’ultima nulla ha a che vedere con la sessualità o l’identificazione di genere”. 

Il chirurgo plastico, quando ha di fronte a sé un paziente, non si domanda se la sua richiesta se possa essere più o meno giusta. Ciò che gli interessa davvero è se rispecchi la sua volontà e i suoi desideri.  “Se un uomo chiede labbra più voluminose o una donna vuole un profilo mandibolare più mascolino, il chirurgo estetico non si chiede se sia ‘appropriato’ – spiega il prof. Basoccu -. Quello che fa è, invece, assicurarsi che la richiesta sia davvero voluta e il paziente ben presente a se stesso. Da decenni accoglie (per fortuna) richieste fatte per accrescere l’accettazione di sé. Contribuisce spesso al processo di mascolinizzazione o femminilizzazione di persone omosessuali, trans o queer e in generale di chi non si riconosce necessariamente nel proprio sesso biologico”.

Roberta Davi

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