I 5 stelle in cerca di salvezza
Dj Fofò, all’anagrafe Bonafede Alfonso, non grida più “Su le mani” ma si è appassionato di manette

Ma quello che Luigi Bisignani additava come “il capo di una potente lobby interna” non sarebbe poi così gradito ai suoi. È stato indicato come Capo delegazione dei Cinque Stelle, è vero. Ma i maligni sussurrano sia stato voluto più dagli uffici di Palazzo Chigi che dai suoi. La liaison è nota, Bonafede era stato “assistente gratuito” del Professor Giuseppe Conte all’Università di Firenze. E d’altronde ieri, a margine dell’inaugurazione dell’Anno giudiziario presso il Consiglio di Stato, il capo delegazione del Pd, Dario Franceschini, ha preso da parte Vito Crimi, reggente del Movimento, ed è con lui che si è fermato a colloquio per alcuni minuti. «Una fitta conversazione», riferisce Alexander Jakhnagiev, Agenzia Vista.
La sensazione che ha chiunque osservi da vicino le vicende dei Cinque Stelle, è che in quel partito sia avviato il redde rationem. Un sondaggio di Nicola Piepoli oggi stima il M5S al 14%: spogliati dunque del sessanta per cento del consenso elettorale. Di più: se Gianluigi Paragone e Alessandro Di Battista presentassero un loro Movimento, una Sesta stella sovranista, strapperebbero subito il 5% dei voti. Di Battista però al momento è in Iran, da dove ieri ha rassicurato i suoi, che lo invocavano preoccupati: «Ho quasi finito, torno». Manca poco più di un mese agli Stati generali e sembra che Bonafede voglia arrivarci come candidato alla successione di Di Maio. Prescrizione abolita, nuovo processo penale: va bene tutto purché sia fatto in fretta e ben comunicabile sui social.
«Prova a fare Mandrake», celia il deputato azzurro Francesco Paolo Sisto. «La maggioranza sta giocando a rimpiattino: si discute solo per garantire la sopravvivenza del governo. In tutto questo, Bonafede prova a fare “Mandrake” annunciando a giorni la riforma del processo penale: illusione preoccupante e non poco, visto il ridicolo in cui ormai versa il Ministero della Giustizia». Sarebbe stato proprio Bonafede a convincere il Movimento ad annunciare di scendere in piazza sabato 15 febbraio, per un “ritorno alle origini”. Chissà se prenderà il microfono per incitare tutti a ballare.
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