Debito comune "unica strada"
Draghi parla in Senato, i politici guardano l’orologio: “Grazie per l’attenzione”. La ricetta che sarà ignorata

Ieri il Senato ha catalizzato l’attenzione politica anche per l’attesissima audizione di Mario Draghi alle Commissioni riunite Bilancio, Attività produttive e Politiche Ue della Camera e Senato. Nella sala Koch di Palazzo Madama, l’ex premier ha replicato in chiave nazionale la strigliata già riservata ai parlamentari europei, rei di essere inconcludenti e dunque inefficaci dianzi alle attuali necessità storiche. Ai parlamentari nostrani, Supermario ha voluto ribadire le urgenze e le necessità del nostro tempo, assumendo le vesti atipiche del nemo propheta in patria, destinato a restare inascoltato almeno nelle premesse.
La catena di comando Ue per la Difesa
Draghi ha ribadito come “la nostra sicurezza è oggi messa in dubbio dal cambiamento nella politica estera del nostro maggior alleato rispetto alla Russia che, con l’invasione dell’Ucraina, ha dimostrato di essere una minaccia concreta per l’Unione europea”. E ha aggiunto che “gli indirizzi della nuova amministrazione (Trump, ndr) hanno drammaticamente ridotto il tempo disponibile”. Ha sottolineato l’urgenza di portare avanti il processo di “integrazione” sulla Difesa europea, accennando a una sorta di cessione di sovranità da parte degli Stati europei. “Occorre – ha affermato – definire una catena di comando di livello superiore che coordini eserciti eterogenei”, superando quelle che sono le “priorità nazionali” e “operando come sistema della Difesa continentale”.
Debito comune “unica strada”
Per l’ex governatore della Bce, la Difesa comune Ue è “un passaggio obbligato per utilizzare al meglio le tecnologie che dovranno garantire la nostra sicurezza”, ma soprattutto una necessità dettata da ragioni di bilancio. E i numeri, che Draghi conosce bene, obbligano i Paesi europei a operare una conversione verso un terreno comune, in quanto “gli angusti spazi di bilancio non permetteranno ad alcuni Paesi significative espansioni del deficit”. Insomma, il ricorso al debito comune “è l’unica strada”: eventuali politiche di iniziativa nazionale finirebbero per minare altri capitoli di spesa, tra cui gli ambiti del sociale e della sanità, operando quella che l’ex premier definisce come la “negazione” dei pilastri dell’identità europea, gli stessi che per essere protetti richiedono un aumento delle spese militari.
Draghi e l’orologio guardato dai presenti
Fondamentale appare l’apertura ai privati, soprattutto per raggiungere la soglia degli 800 miliardi declamati da Ursula von der Leyen, e che per Draghi potrebbe anche essere oltrepassata. Così un debito comune e investimenti privati si trasformano più che in una possibilità in una necessità, ma i privati – precisa Supermario – devono essere introdotti e accompagnati in determinate fasi. “Sentite, io vedo che voi guardate l’orologio. Quindi vi ringrazio moltissimo per l’attenzione. Grazie”, ha detto chiudendo il suo intervento. A testimonianza del fatto che le sue parole resteranno inascoltate.
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