I numeri della Johns Hopkins University
Dramma Covid, l’Italia terza al mondo per letalità con 4 morti ogni 100 casi: peggio solo Messico e Iran

Quanto è “cattivo” il Coronavirus in Italia? A rispondere scientificamente a questa domanda c’è l’indice di letalità, ovvero il numero di persone che muoiono di Covid-19 ogni 100 casi scoperti. La graduatoria mondiale è elaborato giornalmente dalla Johns Hopkins University di Baltimora, dove quotidianamente sono diffusi i dati mondiali sulle infezioni e i decessi per Coronavirus: in questa speciale “classifica”, il Messico è in prima posizione con dieci persone decedute ogni cento che hanno contratto il virus, secondo è l’Iran con poco più di 5 persone e terza è l’Italia con quasi quattro morti, 3.8, poco più della Gran Bretagna. Un poco onorevole podio che arriva all’indomani del record di decessi registrati nel Paese durante la seconda ondata, ben 731.
Ma da cosa può dipendere l’aggressività del virus in Italia? Uno dei fattori chiave è l’anzianità della popolazione, che vede l’Italia una cifra tra le più alte al mondo: l’età anagrafica dei morti per Covid-19 nel Paese è di 82 anni. L’altro fattore chiave secondo l’università americana è legato all’efficienza sistema sanitario, dal momento in cui il paziente viene preso in carico dal personale sanitario alla rapidità delle cure fornite dallo stesso.
Altra possibile spiegazione fornita dalla Johns Hopkins University, anche se più discussa, riguarda il numero di test/tamponi eseguiti: la tesi è che più se ne fanno e più il tasso di letalità dovrebbe abbassarsi, in quanto la grande maggioranza dei casi di positività sono di natura ‘leggera’ e quindi ridurre il tasso di letalità. Dato che però si scontra con i numeri di Francia e Spagna, che hanno realizzato un numero di test/tamponi simile al nostro e che hanno un indice di letalità più basso del nostro.
Il confronto con alcuni Paesi europei può chiarire ulteriormente la situazione italiana e come ogni governo agisce in maniera diversa nell’affrontare la pandemia, anche in virtù dei suoi ‘numeri’. La vicina Austria, pur avendo un indice di letalità tra i più bassi al mondo (sotto l’1%), ha appena varato un lockdown totale. Dall’altra parte la Svezia, ormai un ‘caso di studio’ per non aver puntato su misure restrittive obbligatorie per fronteggiare l’epidemia, ha comunque un tasso di tasso di letalità inferiore al nostro, fermo al 3,5%.
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