I quesiti e il dibattito
Ecco perché firmo tutti i referendum, anche quello sull’eutanasia
Caro Direttore,
sono un forsennato sostenitore della Ministra Marta Cartabia e mi auguro che tutte le sue iniziative, da me condivise, abbiano successo, ma non ritengo in alcun modo che i referendum costituiscano una minaccia per la sua politica della giustizia. Dunque, appena mi sarà possibile, sottoscriverò tutte le richieste di referendum attualmente nella fase di raccolta delle firme. Sottolineo tutte perché sembra sfuggire a qualcuno che firmare per questo o per quel referendum non significa necessariamente approvarne il contenuto, anticipando un sì o un no nel merito. Significa, piuttosto, ritenere importante che su quelle questioni i cittadini possano pronunciarsi direttamente e liberamente. Poi, al momento opportuno, su ciascuno di essi mi esprimerò attraverso, appunto, un sì o un no, per condividere o contestare l’intento dei proponenti.
È vero, tuttavia, che i quesiti relativi alla separazione delle carriere, alla legge Severino e alla custodia cautelare, appaiono anche a me come i più rilevanti sotto il profilo politico e giuridico: e spero che ottengano il maggior numero di consensi così da funzionare come una vera e propria azione di riforma. D’altra parte, sono convinto, come prima detto, che i referendum non costituiscano un’insidia per la riforma della giustizia così faticosamente intrapresa, bensì – se non altro – un segnale e una sollecitazione. Ma quando dico che intendo sottoscrivere tutti i referendum, lo faccio perché non vorrei proprio che si sottovalutasse l’importanza di quello sull’eutanasia, promosso dalla benemerita associazione Luca Coscioni. La raccolta di firme a sostegno di quest’ultimo quesito sta procedendo a ritmo spedito e non me ne stupisco.
Ho la massima sfiducia nei confronti di tutti i sondaggi di opinione, ma non posso ignorare che, ormai da decenni, tutte le indagini demoscopiche indicano come vi sia una netta maggioranza a sostegno di una normativa che depenalizzi, in determinate e tassative circostanze, l’aiuto al suicidio e l’eutanasia. Di conseguenza, dovrebbe essere interesse di tutti, compresi i non favorevoli a norme sul fine vita, che sia consentito ai cittadini di far sentire la propria opinione su un tema così cruciale nel definire l’autonomia dell’individuo; e così carico di implicazioni culturali e, direi, antropologiche. Nel caso di quest’ultimo referendum, poi, pensare che debba essere lasciato al Parlamento tutto il tempo e tutto l’agio per approvare eventuali provvedimenti in materia, sarebbe davvero illusorio: la codardia della classe politica su tale questione non necessita di ulteriori conferme.
Cordiali saluti,
Luigi Manconi
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