«A che punto siamo? A Nessun punto». Amare le parole di Matteo Mainardi, coordinatore della campagna Eutanasia Legale promossa da Radicali Italiani e Associazione Luca Coscioni. L’iter della legge sull’eutanasia, è iniziato il 30 gennaio 2019, ma è fermo nelle Commissioni Giustizia e Affari sociali dal 31 luglio dello stesso anno. Manca un accordo sul testo base della legge su cui le forze politiche di maggioranza, Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, devono trovare un accordo. «Su questo tema – spiega Mainardi – e più in generale quando si parla di diritti civili, se non si va avanti non è mai per mancanza di tempo o perché ci sono questioni più urgenti. È un problema politico, se manca la collaborazione si rimane impantanati».

Oltre 136.000 persone hanno firmato la proposta di legge sull’eutanasia e, trattandosi di una proposta popolare, rimane valida nel corso di due legislature, se non si arriverà dunque a un accordo entro la fine di quella corrente bisognerà ricominciare tutto da capo. Quello del fine vita è un tema enorme e in Italia c’è urgente bisogno di una legislazione che garantisca ai malati la libertà di scegliere della propria vita, consapevolmente però. È necessario che chi sceglie di intraprendere questo percorso, complesso e delicato, venga seguito da un team di medici e psicologi che siano in grado di prospettare un ampio ventaglio di possibilità. «Oggi chi dall’Italia sceglie di ricorrere al suicidio assistito in Svizzera, non è seguito adeguatamente e questo è potenzialmente molto pericoloso» spiega Mainardi.

E i dati lo confermano. Secondo l’Istat sono oltre 3000 suicidi all’anno nel nostro Paese e oltre il 45% sono motivati da una sofferenza fisica legata a una malattia. Molti quindi ricorrono senza tutele, diritti e sicurezza al “suicidio privato” e il legislatore ha il compito e il dovere di contrastare l’eutanasia clandestina e tutelare le persone. Con le ultime importanti sentenze la Corte Costituzionale ha – di fatto – depenalizzato il suicidio assistito, ma ha chiesto al Parlamento di garantire tutele ai cittadini che sceglieranno di ricorrere al suicidio assistito.

La diretta conseguenza è però che la responsabilità dei trattamenti, fino a quando non verrà colmato il vuoto normativo, è delegata alle Asl, quindi ai territori. Il rischio è dunque che non tutti riescano riescano ad accedere agli stessi servizi e continua Mainardi: «È un dato di fatto che si creeranno differenze fra regioni “più aperte” e “meno aperte”». Nel frattempo sotto Montecitorio è attivo un presidio non violento per sollecitare il Parlamento a una discussione. Francesco Scinetti, attivista dell’associazione Luca Coscioni, per due ore ogni giorno, in attesa che riprendano le audizioni, protesterà contro l’inerzia parlamentare.