Giuseppe Cioffi, giudice penale al tribunale di Napoli nord, è candidato indipendente al Csm. «È una formidabile occasione, per tutti i magistrati delusi e sensibili alla dignità della professione, di consentire l’accesso al Csm di indipendenti in grado di bilanciare i correntisti di mestiere e i giochi che hanno gettato tanto discredito sulla categoria», afferma.

Già, la crisi di credibilità della categoria e gli affanni di una giustizia troppo sbilanciata a favore dei pm, delle indagini, del giustizialismo. Non trova?
«Se si prestasse attenzione al lavoro che fanno tantissimi magistrati bene, con enormi sforzi, senza nessuna rappresentazione di sé stessi e senza nessuna scenicità, sarebbe un’opera più bella anche da parte della stampa. Si accendono troppo spesso i riflettori sulle Procure. Quando ero in Commissione parlamentare antimafia, e sono stato uno dei pochi magistrati giudicanti a far parte della Commissione antimafia, tutti mi chiedevano da quale Procura provenissi e io rispondevo che provenivo da un ufficio giudicante. Questo per dire che si dà troppa attenzione alle Procure alimentando il populismo giudiziario e una falsa idea della magistratura che all’esterno quindi perde credibilità».

Più che della stampa, non sarà più colpa di come è strutturato il sistema e della eccessiva durata dei processi?
«Certo, concordo. Per questo mi sono sempre battuto per una giurisdizione non sbilanciata e mi rendo perfettamente conto che se una definizione del processo arriva dopo molti anni dai fatti, restano scolpiti nella memoria dell’opinione pubblica solo i fatti iniziali».

La giustizia deve cambiare. Con queste elezioni i magistrati hanno l’occasione di compiere un primo passo verso il cambiamento, non trova?
«Per questo ho deciso di presentarmi come indipendente. Sono forse il candidato più anziano tra gli indipendenti e portartore di una storia di indipendenza. In passato sono stato segretario distrettuale della corrente di maggioranza assoluta in seno all’associazione magistrati. Nel 2015, dopo aver abbandonato da venticinque anni l’attività associativa, senza l’appoggio di correnti sono stato eletto presidente della sottosezione di Napoli nord. Mi sono trovato a Napoli nord perché il Csm non ha avuto molto riguardo nei miei confronti e dopo Napoli, quindi, sono passato a Napoli nord. È stata un’esperienza molto forte, ho fatto il presidente facente funzioni ma la mia domanda di fare il dirigente non è mai stata accolta. Pensi che il mio ricorso al Tar del Lazio pende da sette anni, credo si tratti del caso più lungo della storia, un caso unico».

Si può davvero essere indipendenti all’interno della categoria?
«Io mi presento da indipendente e posso dire di esserlo davvero. Intorno a me vedo indipendenza sbandierata. Credo che il nuovo Csm debba essere un’occasione di autogoverno oltre le correnti. Le mie proposte sono indirizzate a tre finalità: la decorrentizzazione delle decisioni in materia di incarichi da realizzarsi con la previsione di procedure decisionali contenute entro termini precisi, trasparenti e fondate su criteri meritocratici oggettivi, nonché migliore gestione delle ricorse economiche del Csm e della Scuola superiore della magistratura con una oculata destinazione dei fondi e il contenimento dei costi, con il reclutamento del personale ufficio studio mediante concorso e non più tra i magistrati espressione di correnti. Occorre, inoltre, recuperare la libertà e il valore del lavoro dei magistrati con una maggiore indipendenza da metriche e statistiche e una ridefinizione dei criteri di esigibilità e di distribuzione del carico di lavoro. Infine maggiore attenzione ai piccoli uffici e alle sedi disagiate».

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).