C’è un referendum “misterioso” di cui nessuno parla. È quello sul sistema di elezione dei togati del Consiglio superiore della magistratura. I magistrati iscritti all’Anm, il prossimo 27 e 28 gennaio, proprio all’indomani delle votazioni per le elezioni del capo dello Stato, saranno chiamati alle urne (virtuali) per un referendum consultivo su due quesiti: la preferenza per il sorteggio e la scelta del modello elettorale da adottare, proporzionale o maggioritario.

Il referendum era stato proposto nei mesi scorsi dalle toghe di Articolo 101, il gruppo nato per contrapporsi al sistema correntizio che condiziona da anni l’assegnazione delle nomine e degli incarichi al Csm. La data scelta, fine gennaio, aveva svuotato d’interesse la consultazione referendaria. Tutti, infatti, si attendevano che la ministra della Giustizia Marta Cartabia a novembre, al massimo dicembre, avesse presentato i propri emendamenti alla riforma del Csm in discussione alla Camera. E fra gli emendamenti uno doveva essere inerente il nuovo sistema elettorale che avrebbe limitato il potere delle correnti. Non avendoli presentati, il referendum assume adesso tutt’altro significato. Ed è forse per questo che è sparito dai radar: nessuno ne parla al punto che molti magistrati interpellati dal Riformista non sanno che è stato indetto e che se vogliono votare devono registrarsi su una apposita piattaforma entro il 25 gennaio. La sfida è apertissima.

I vertici dell’Anm e la Guardasigilli sono fermamente contrari ai quesiti proposti. Il sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto non perde occasione per ricordare che fino a quando sarà a via Arenula il sorteggio non passerà mai. Cosa succederebbe, allora, se la base della magistratura esprimesse un voto contrario, sposando quindi il sorteggio? Il rischio delegittimazione è dietro l’angolo. L’inerzia del Ministero, comunque, sta condizionando il dibattito sulla riforma del Csm. A ciò si aggiunge l’elezione del nuovo capo dello Stato. Sergio Mattarella, che molti vorrebbero ancora al Quirinale, è stato il garante in questi anni di questo Csm. Travolto dallo scandalo del Palamaragate, Mattarella non ha esercitato la propria moral suasion per porre fine all’attuale consiliatura, accettando che ben 6 togati su 16 si dimettessero e avallando così tre elezioni suppletive. Un record assoluto nella storia del Csm. In questo contesto, il voto referendario potrebbe dare uno scossone al “Sistema”. Ed è forse questo il motivo per il quale nessuno ne parla.