Lo sentite anche voi il tintinnio delle manette? Sì, c’è Gratteri. Ma c’è anche una notizia: non ci sono più posti in carcere. Uno show costruito ad arte, una pioggia di arresti, quasi duecento le manette strette intorno ai polsi dei pericolosi “mafiosi” che Nicola Gratteri, a capo della procura di Catanzaro, ha stanato con un tempismo da Oscar. Ovvero, appena rientrati dalla pausa estiva, ora che l’opinione pubblica ha riposto sdraio e ombrellone ed è di nuovo attenta a cosa accade e soprattutto a due settimane dallo scadere dei termini per presentare la domanda come procuratore di Napoli. (Sì, perché dopo essere stato battuto da Giovanni Melillo all’Antimafia nazionale, ora vuole la guida della procura napoletana).

Ma si sa, ognuno fa la campagna elettorale con i mezzi che ha, Gratteri nella sua borsa ha manette, show e conferenze stampa da divo. Non c’è che dire, fa le cose in grande. Questo bisogna riconoscerglielo. E allora, dicevamo, cosa ha fatto Gratteri? Niente che non abbia già fatto. Ha svegliato Cosenza con duecento arresti. Chiamiamo le cose con il loro nome così da non offendere nessuno: ha messo in atto un maxi blitz! Il sindaco di Rende Marcello Manna, l’assessore della sua giunta Pino Munno e l’omologo del Comune di Cosenza Francesco De Cicco sono agli arresti domiciliari. Con loro ci sono circa 200 persone accusate di essere mafiose. E ancora: 139 persone in carcere, 51 agli arresti domiciliari e 12 con l’obbligo di dimora in esecuzione di un provvedimento firmato dal gip Alfredo Ferraro che porta la data del 2 agosto ed è stato eseguito il primo settembre.

Resta da capire che nome di fantasia attribuirà a questa nuova e grande inchiesta e visti i precedenti (Garden, Missing, Squarcio, Tamburo, Twister, Terminator 2, Terminator 4, Anaconda, Magnete, Telesis, Vulpes, Acheruntia, Nuova Famiglia, Doomsday, Drugstore, Apocalisse, Job center, Testa del serpente, Ouverture) ci sarà da divertirsi. Si fa per dire di fronte a questa smania di arrestare con tanto di “Siete tutti mafiosi”, della serie: per il momento lo dico, poi si vede se è vero. Davanti a questa fame di fama, a questa voglia di fare show mediatici, di sbattere in prima pagina i cattivi, c’è da piangere. E da piangere dovrebbe venire anche al ministro della Giustizia Marta Cartabia che aveva promesso di occuparsi di carcere, dei diritti di indagati e detenuti. Benissimo, c’è una notizia: i duecento arrestati rimangono in piedi, non ci sono posti. Nel penitenziario di Vibo Valentia, perché le carceri scoppiano. E sono anni che lo scriviamo: scoppiano!

A denunciare la mancanza di posti per i neo arrestati, per i mafiosi di Gratteri, è il garante campano dei detenuti Samuele Ciambriello: «Sono preoccupato per quello che sta succedendo nel carcere di Vibo Valentia. Comprendo, in parte, i motivi e le pulsioni che spingono un giudice a firmare un’ordinanza di misura cautelare in carcere per 200 persone, ma mi chiedo come sia possibile che, prima di eseguire questi blitz, non si verifichino le disponibilità negli istituti penitenziari – e ce lo chiediamo anche noi – È impensabile che vengano prelevati di notte dalle loro case e poi ‘scaricati’ in carceri non adeguati ad accoglierli. Sono stato allertato da diversi familiari di detenuti campani, attualmente ristretti nella Casa circondariale di Vibo Valentia, per sovraffollamento della struttura penitenziaria. I loro parenti ristretti – denuncia il garante – hanno lamentato di trovarsi, da ieri mattina, in celle con dieci e dodici compagni, a seguito dell’operazione della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, scattata alle luci dell’alba di ieri nella provincia di Cosenza. Mi sto occupando di questa vicenda – conclude – perché in Calabria sono tanti i detenuti di origine campana e anche perché è l’unica regione d’Italia che ancora non ha eletto il garante dei detenuti».

Capite che le carceri sono diventate discariche sociali? Sono enormi scatole di cemento nelle quali rinchiudere le persone che sbagliano per davvero o perché fa comodo al giudice di turno o al procuratore che deve fare carriera dire così. Capite che allora la scritta Palazzo di Giustizia non ha senso di esistere? Chiamiamolo Palazzo della Legge dove ognuno la interpreta secondo i propri bisogni del momento.

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.