Nel Consiglio dei ministri sulla riforma della giustizia si è subito arrivati allo scontro. La riunione è stata infatti interrotta dopo meno di un’ora a Palazzo Chigi, dopo la convocazione inizialmente prevista in un primo momento alle 11:30 e il vertice in realtà iniziato con diverse ore di ritardo, intorno alle 14.

Un tempo necessario a Giuseppe Conte e al Movimento 5 Stelle per confrontarsi ancora una volta sui contenuti della riforma della giustizia proposta dalla Guardasigilli Marta Cartabia.

Pentastellati che hanno minacciato l’astensione sul provvedimento senza alcune modifiche al testo considerate fondamentali per accettare l’impianto della riforma. Il punto riguarda l’allungamento dei tempi dei processi per alcune fattispecie di reato, in particolari quelli di mafia, terrorismo, violenza sessuale, traffico di droga.

Nel testo, infatti, stando a fonti 5 Stelle citate dall’AdnKronos, non sarebbero inclusi i reati commessi ‘per agevolare le associazioni mafiose’, quelli dell’articolo del codice 416bis.1: da qui, anche l’ipotesi, non esclusa, di valutare l’astensione.

“I processi che riguardano i reati del 416bis.1, che agevolano l’attività delle associazioni di tipo mafioso o si avvalgono dell’appartenenza alla mafia oltre al concorso esterno, non possono concludersi con un nulla di fatto. Cioè sulla mafia non si transige“, è la linea del Movimento.

Non è sufficiente dunque l’emendamento del governo che include tra i reati che possono godere di tempi più lunghi quelli di terrorismo, mafia, violenza sessuale e traffico di stupefacenti delle mafie. La mossa del duo Draghi-Cartabia era di proporre ai pentastellati non solo la proroga di un anno in Appello, passando dai due ai  tre anni, e di sei mesi in Cassazione, ma di consentire al giudice “ulteriori proroghe” in base al “numero delle parti o delle imputazioni o del numero o della complessità delle questioni di fatto o di diritto da trattare”

Quanto a Draghi, il presidente del Consiglio sembra essere intenzionato a portare il testo in aula già domani con tanto di richiesta del voto di fiducia, posizione questa sulla quale i ministri pentastellati avevano già espresso parere favorevole nei giorni scorsi in Cdm. Un obiettivo che potrebbe sfumare quello di Draghi, che voleva ‘portare a casa’ il provvedimento prima della pausa estiva dei lavori in Parlamento.

(in aggiornamento)

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia