Avanti, nei tempi previsti, ma con la fiducia. E sul testo approvato in Consiglio dei ministri all’unanimità lo scorso 8 luglio. È stato lapidario Mario Draghi ieri pomeriggio nella riunione con i ministri della sua maggioranza: «Chiedo di mettere la fiducia sul testo già approvato all’unanimità». Una mossa a sorpresa che, nel racconto dei presenti, ha spiazzato i ministri 5 Stelle. E, soprattutto, quei parlamentari 5 Stelle che hanno rovesciato sul tavolo della riforma Cartabia ben 917 emendamenti. Però, li ha subito tranquillizzati il premier, «questo è solo un punto di partenza», un modo per blindare il testo e avere la certezza che nei tempi previsti dal Pnrr la riforma del processo penale arriverà in porto. «Saremo ben contenti, infatti, qualora il Parlamento troverà la giusta e necessaria mediazione, di chiedere un’altra fiducia sulla nuova formulazione. Siamo ben disponibili a quei miglioramenti tecnici che il Parlamento saprà e dovrà suggerire».
Il metodo Draghi da ieri si aggiorna. E si arricchisce di una nuova modalità: il Parlamento discute troppo, alza bandierine, gioca al rilancio e a volte anche a rimpiattino? Bene, anche legittimo e utile se il dibattito porta a miglioramenti. Se però è fine a stesso, il Parlamento sappia che il premier non ha alcuna intenzione di farsi portare a spasso. E sarà pronto ogni volta che sarà necessario a mettere la fiducia sui provvedimenti di riforma previsti dal Pnrr e che tutto il Parlamento ha detto di voler approvare nei tempi previsti. Draghi infatti sarà pronto ad usare l’arma della fiducia «ogni volta che sarà necessario» e anche durante il semestre bianco che inizierà il 3 agosto, quei sei mesi in cui non sarà più possibile sciogliere le camere e aprire una crisi di governo. Ma «non è una minaccia» bensì solo il metodo più sicuro «per misurare il consenso necessario su riforme così importanti».
A domanda specifica il premier infatti ha risposto: «La fiducia è un modo per misurare il grado di consenso che una riforma ha quando si ha la certezza che certe differenze sono incolmabili. Non è certo una minaccia. Chiedere la fiducia può avere conseguenze diverse prima del semestre bianco, durante o dopo ma la diversità è anche sopravvalutata. Chiederla cinque o sei giorni prima del semestre bianco è come chiederla durante, perché i tempi per organizzare una consultazione elettorale non ci sarebbero comunque. Una riforma come quella della giustizia deve essere condivisa ma non è giusto minacciare un evento, la consultazione elettorale, se non la si approva». La conferenza stampa inizia alle 19 e 30, alla fine di una giornata, l’ennesima, piena di lavoro e di riunioni. Il tema di giornata è il green pass e le nuove norme per combattere il Covid. Prima del Consiglio dei ministri c’è una lunga cabina di regia con tutti i gruppi della maggioranza e poi la riunione con i presidenti di regione. Si susseguono per tutto il pomeriggio indiscrezioni in cui, soprattutto la Lega, fa filtrare notizie sul fatto di «aver raggiunto i risultati voluti».
Sembra quasi che l’utilizzo ampio del green pass sia stato rinviato. Non è così. Sarà il ministro Speranza in conferenza stampa a spiegare i dettagli: lo stato di emergenza è stato prorogato fino al 31 dicembre; sono stati cambiati i parametri in base ai quali sarà deciso il cambio di “colore” nelle singole regioni e le restrizioni per cui d’ora in poi, oltre all’Rt e all’incidenza, saranno dirimenti anche il tasso di ricoveri in terapia intensiva e il numero di ospedalizzazioni; intorno al 5 agosto (quindici giorni dopo la pubblicazione del decreto) l’obbligo del green pass sarà esteso ai ristoranti al chiuso, spettacoli, eventi e competizioni sportive, musei, palestre, piscine, sagre convegni e congressi, centri termali, sale giochi e sale scommesse. «Abbiamo lasciato fuori al momento scuola, lavoro e trasporti che saranno trattati più avanti, nelle prossime settimane» ha precisato Draghi. Che ha aggiunto. «È un’estate già serena e vogliamo che resti tale con la garanzia di ritrovarsi tra persone non contagiose. Il Green pass è quindi una misura che dà serenità».
Commentando poi le parole di Salvini e di Lollobrigida (Fdi) che hanno invitato i più giovani a non vaccinarsi perché “inutile”, il premier ha usato parole nette: «L’appello a non vaccinarsi è un appello a morire. Non ti vaccini ti ammali e muori oppure fai morire. Senza contare che senza vaccinazioni si deve chiudere tutto di nuovo». Da qui il contrappello di Draghi: «Invito a tutti di vaccinarsi e a farlo subito. Per proteggere se stessi e le proprie famiglie. Il Green pass è la condizione per tenere aperte le attività economiche». Fin dall’ora di pranzo, quando è stata comunicato l’orario del Consiglio dei ministri e della successiva conferenza stampa, si è capito però che sul tavolo della riunione ieri ci sarebbe stata anche la riforma del processo penale. Il vero ostacolo che rischia di mandare in frantumi la maggioranza.
Accanto a sé, infatti, Draghi ha voluto il ministro Speranza ma anche la ministra Guardasigilli Marta Cartabia. Anche la ministra ha ribadito come la fiducia sia nei fatti un’assicurazione sulla finalizzazione del provvedimento. Ma ancora una volta ha sottolineato «lo sforzo di mediazione fatto in questi mesi fin dal primo giorno del mio insediamento perché sapevamo che questa sarebbe stata la sfida più difficile». Quindi aver messo la fiducia non vuole dire non valutare altre proposte di modifica «purché venga risolto il problema molto grave della durata dei processi» che è insostenibile in Italia e contrario al dettato costituzionale che impone la ragionevole durata del processo. Al tempo stesso «va assolutamente evitato che vengano interrati processi importanti perché nessuno qui vuole sacche di impunità, anzi». Dunque il Parlamento ha circa una settimana di tempo (il testo andrà in aula il 30 luglio) per trovare soluzioni “condivise” da tutti. Perché, come ha sottolineato il premier, «tutti hanno proposto emendamenti, anche la magistratura e l’avvocatura, non solo i 5 Stelle».
La parola ancora una volta è al Parlamento. Che però ha una settimana di tempo. Dopo aver già avuto quattro mesi. Poi scatterà la tagliola della fiducia. A proposito di sacche di impunità, la ministra Cartabia ha voluto sottolineare come «in realtà circa il 70 per cento dei reati finisca in prescrizione prima della sentenza di primo grado». La riforma Bonafede non si era soffermata su questa che è la vera e insopportabile sacca d’impunità e di giustizia negata. La riforma Cartabia, invece, interviene «su tutte le fasi del processo e delle indagini preliminari proprio per evitare questo scempio».
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