Dal calesse al Frecciarossa. Marta Cartabia risponde al bombardamento del Movimento 5 Stelle, e del leader Giuseppe Conte, e di alcuni magistrati, Nicola Gratteri in primis, e tira dritto verso una riforma della giustizia che mira ad accorciare i tempi, biblici, dei processi. In visita negli uffici giudiziari della Corte di Appello di Napoli prima e al  Tribunale di Napoli nord poi, la ministra ha raccolto l’appello lanciato nei giorni scorsi da Giuseppe De Carolis, presidente della Corte di Appello partenopea, sulle scarse risorse a disposizione che, di fatto, renderebbero impossibile applicare la nuova riforma in un distretto “travolto dai processi di camorra“.

“Quando ho visto i dati di Napoli mi sono chiesta: cosa deve fare il Ministero? Ma anche: cosa è successo negli anni, non ora, nelle comunicazioni tra Roma e Napoli perché si arrivasse a una situazione del genere?” ha commentato  Marta Cartabia in merito ai circa 57.400 processi pendenti a Napoli, attaccando i suoi predecessori. “E sarebbero il doppio, se non fossero prescritti. Se metà dei processi sono prescritti dobbiamo aggiustare il treno, non possiamo lasciarlo lì” ha aggiunto.

Cartabia ha poi assicurato nuove risorse nel distretto giudiziario partenopeo: “Napoli deve essere messa in condizioni di poter garantire ai suoi cittadini una adeguata risposta giudiziaria. Io sono venuta qui per questo, volevo essere qui per offrire concretamente tutto il supporto necessario che il ministero può dare, il supporto ai protagonisti che siete voi, fateci capire di che carburante avete bisogno, ma a condurre possono essere solo i capi degli uffici giudiziari. Napoli ce la deve fare, è una terra piena di risorse, intellettuali, culturali, le vostre preoccupazioni di vedere andare impuniti questi ambiti di impunità che qui sono intollerabili più che in altri posti sono le mie preoccupazioni”.

La risposta ai partiti: “La riforma va fatta, ce lo chiede la Costituzione”

Secondo la ministra della Giustizia occorre ripartire “da qui” perché “se la giustizia non riparte da Napoli, non ce la si fa da nessuna parte”. Poi il messaggio diretto agli oppositori della riforma: “Le forze politiche spingono in direzioni diametralmente opposte, ma questa riforma deve essere fatta perché lo status quo non può rimanere tale”.

Ogni processo che non arriva a sentenza definitiva è una sconfitta, quelle decine di migliaia di processi che già oggi vanno in prescrizione, non dopo la riforma ma già oggi, sono una sconfitta per lo Stato” aggiunge, sottolineando poi che una situazione del genere “non possiamo più permettercela. È anche una sconfitta dello Stato se la risposta arriva tardi, in tempi non ragionevoli. Tutti i Caino e gli Abele attendono un giudizio severo, giusto e tempestivo. Questo è quello che la Costituzione ci chiede e io non ho altre bussole”.

“Dal calesse al Frecciarossa”

“Dopo quanto ho sentito su numeri delle pendenze, i tempi delle definizioni dei giudizi, i tempi delle trasmissioni degli atti – aggiunge – mi domando: possiamo noi stare inerti e fermi di fronte a una giustizia che non è un Frecciarossa, che in un’ora e dieci ci porta da Napoli a Roma, che non deve fermarsi mai nelle campagne di Frosinone, ma possiamo restare sul calesse perché il Frecciarossa non si inceppi?”.

Cartabia è consapevole che “i termini che sono stati indicati (due anni per l’Appello e un anno per la Cassazione, ndr) sono esigenti per queste realtà perché partiamo da un ritardo enorme, ma – ribadisce –  non sono termini inventati, sono quelli che il nostro ordinamento e l’Europa definisce come termini della ragionevole durata del processo, che è un principio costituzionale”.

La Giustizia deve funzionare non solo per dare “una risposta all’Europa, che pure è necessaria perché altrimenti perderemo i miliardi che sta dando al Paese per la rinascita”, ma deve funzionare “perché solo così c’è un presidio contro la legge del più forte, contro le infiltrazioni della criminalità organizzata che depauperano il tessuto sociale. Non possiamo stare fermi, facciamo qualcosa tutti insieme per affrontare il problema”.

 

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Giornalista professionista, nato a Napoli il 28 luglio 1987, ho iniziato a scrivere di sport prima di passare, dal 2015, a occuparmi principalmente di cronaca. Laureato in Scienze della Comunicazione al Suor Orsola Benincasa, ho frequentato la scuola di giornalismo e, nel frattempo, collaborato con diverse testate. Dopo le esperienze a Sky Sport e Mediaset, sono passato a Retenews24 e poi a VocediNapoli.it. Dall'ottobre del 2019 collaboro con la redazione del Riformista.